Il Fatto di Bruno Fasani

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L'approfondimento settimanale di Monsignor Bruno Fasani

Fasani mons. Bruno

«C’è un solo uomo in campo». Quante volte lo abbiamo pensato dopo una partita stratosferica di Maradona, Baggio, Messi o Ronaldo. Quando un campione brilla di luce propria, gli altri – compagni di squadra e avversari – sembrano servire solo a far numero: hanno semplicemente il privilegio di vedere le giocate del fenomeno di turno da posizione più ravvicinata...

Caro vescovo Carlo Maria Viganò, la chiamo così perché un caro ad inizio corrispondenza non si nega a nessuno. Ma le confesso che nasconde più forma che sostanza...

I fatti sono di una crudezza oscena. Non passa giorno che non ci consegni storie di stupro di donne o tentativi di violenza. C’è già chi ha pensato a demonizzare gli immigrati di colore. Sono giovani, con gli ormoni a mille e non hanno nulla da fare...

Per i lettori che non ne fossero a conoscenza, Fedez è quel cantante rapper che è tatuato come un quadro di Arcimboldo. Non c’è centimetro del corpo che sia sfuggito all’ago usato come un pennello. Dev’essere una sorta di fissazione di tipo idolatrico, quel perenne bisogno di novità che spinge la creatura a cercare sempre nuove frontiere per cambiare, per sentirsi diversa...

Bisognerà che qualcuno mi faccia sapere a cosa serve l’Onu. Non ho mai visto in vita mia che questo pachiderma della burocrazia sia riuscito a mettere ordine nelle controversie che hanno portato alle varie guerre nelle diverse parti del mondo. Dichiarazioni su dichiarazioni, senza mai incidere sulla concretezza dei fatti...

Adesso che i dodici ragazzini tailandesi sono finalmente in salvo siamo tutti più felici. Felici per il buon esito di saperli al sicuro, felici per i giorni di emozioni che ci hanno regalato. Roba che, se solo potesse, la signora D’Urso andrebbe sul posto per regalarci parole fatate, piene di sentimento.

Linea Verde della metropolitana di Milano nei giorni scorsi. Come sempre, risulta praticamente impossibile trovare un posto a sedere. Ad occuparne la maggior parte al mattino sono soprattutto giovani studenti. Si vede dagli occhi che hanno litigato da poco con la sveglia o con una madre petulante che li ha incalzati: “Dai alzati, che è tardi!”. Viaggiano assorti sulle tastiere dei loro cellulari, intenti a compulsare nevroticamente come operai alla catena di montaggio.