Ma Pione Sisto non lo sa e quando arriva, è solo
«C’è un solo uomo in campo». Quante volte lo abbiamo pensato dopo una partita stratosferica di Maradona, Baggio, Messi o Ronaldo. Quando un campione brilla di luce propria, gli altri – compagni di squadra e avversari – sembrano servire solo a far numero: hanno semplicemente il privilegio di vedere le giocate del fenomeno di turno da posizione più ravvicinata...
«C’è un solo uomo in campo». Quante volte lo abbiamo pensato dopo una partita stratosferica di Maradona, Baggio, Messi o Ronaldo. Quando un campione brilla di luce propria, gli altri – compagni di squadra e avversari – sembrano servire solo a far numero: hanno semplicemente il privilegio di vedere le giocate del fenomeno di turno da posizione più ravvicinata. Sul terreno di gioco, in realtà, il protagonista è solo uno. Ma finché si tratta Maradona o Baggio, appunto, ha senso. Meno comprensibile è quando l’unico uomo in campo si chiama Pione Sisto. Con tutto il rispetto, per carità, perché il ragazzo, classe 1995, è un onesto esterno sinistro in forza da un paio d’anni al Celta Vigo, squadra da comoda metà classifica nella Liga spagnola. Pione è nato in Uganda, da genitori del Sud Sudan che però si trasferirono in Danimarca quando lui era poco più che un neonato. La maglia dalla Nazionale la indossa già da qualche anno, e questa estate anche ai mondiali (beato lui che c’è andato). Un buon giocatore, non un fuoriclasse. Eppure anche “un solo uomo in campo”, ma nel senso più letterale del termine. O almeno, c’è mancato poco. Accade alla vigilia di Slovacchia-Danimarca. Pione si presenta all’aeroporto di Vienna – dove si sarebbe svolta la prima parte del ritiro – seguendo il programma ricevuto dallo staff della Nazionale. Quello di cui non è informato, però, è del polverone tra la Federcalcio danese e il sindacato dei calciatori sui contratti di sponsorizzazione. Un tira e molla senza soluzione, con i giocatori che decidono di scioperare. Pione però non lo sa, perché non ha letto la mail. «Mi sono arrivati molti messaggi, ma non li ho letti tutti», spiegherà. Così, è l’unico a essersi presentato, arrivando puntuale all’appuntamento cancellato. Torna indietro ma nel frattempo arrivano altri calciatori pronti a vestire la maglia della Nazionale, per la prima e unica volta nella loro vita. Sono dei semi-professionisti convocati dalla federazione danese per evitare di far saltare la partita, con conseguente squalifica e sanzione. Così Slovacchia-Danimarca si gioca lo stesso. Vincono gli slovacchi, ma festeggiano i danesi. Ma questa è un’altra storia (la rimandiamo alla settimana prossima) che ha qualcosa da dirci. E quella di Pione cosa ci insegna? Forse che le mail bisogna leggerle, almeno ogni tanto.
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