Well Fare. Fare bene. Fare, e basta. C’è l’idea diffusa che ciò che veramente conta sia la prassi, le cose concrete, le esperienze, i risultati tangibili. Il mondo economico e l’impresa non hanno bisogno di parole, dottrine o discorsi...
Può una decisione importante venire affidata alla sorte? Certo, se lo si decide democraticamente; ma così non dovrebbe accadere, trattandosi appunto di una questione di rilievo che domanderebbe delle valutazioni razionali e non di una cretinata da poter lasciare all’estrazione di una pallina da un bussolotto...
Ci riportano con i piedi per terra le ultime immagini "rubate" nella vicina Libia, che documenta un’asta di schiavi. Ora si comprende meglio perché tante persone, dopo l’ennesimo naufragio nei viaggi della speranza, piuttosto che essere recuperate da una motovedetta libica preferiscono buttarsi a mare andando incontro a morte quasi certa. L’alternativa è invece certa al cento per cento: finire in un campo per immigrati dove si vale quanto la carne sul banco del macellaio...
La “libertà è partecipazione” cantava Giorgio Gaber. La partecipazione nelle sue diverse forme è l’elemento generativo della democrazia. È l’espressione più autentica e la testimonianza più concreta che la “vita comune è vita buona”. Già Alexis de Tocqueville riteneva che la partecipazione dei cittadini fosse l’unico antidoto per limitare la tendenza dell’individuo a chiudersi in se stesso e per contenere l’intervento dello Stato nei diversi ambiti della società...
Il dramma di nascere nella famiglia sbagliata. Ovvero quando un figlio non è amato, capito e fatto crescere in modo adeguato a diventare adulto e autonomo nelle proprie decisioni. Una forma di rifiuto che influisce sulla psicologia del bambino, con riflessi che tendono a divenire evidenti anche nel comportamento e possono portare, soprattutto durante la delicatissima fase dell’adolescenza, a forme di devianza, a fuggire di casa, a mettere in atto gesti di autolesionismo fino alle conseguenze estreme.
Il tema che proponiamo nel Primo piano di questa settimana è uno di quelli tosti. Spiegare le cose, raccontare le storie vissute, ascoltare le testimonianze dei protagonisti serve molto, ma quale lettura dare dei fatti? Quale luce accendere per non rimanere prigionieri del buio dell’incomprensibilità o dell’assurdità che la vita talvolta presenta e, d’altra parte, per non rimanere accecati da posizioni rigide, ideologiche, sclerotizzate?
Il lavoro che vogliamo. È il tema della 48ma Settimana Sociale dei cattolici italiani che si svolge a Cagliari a partire da questo giovedì.
È bene chiarire fin da subito: il lavoro che intendiamo comincia col lavorare bene, per dignità e per onore. Per il rispetto che si ha di sé, della propria famiglia e degli altri. Il lavoro sarà buono se fatto bene...
Mamma mia, che rischi mi sono preso inconsapevolmente da bambino, quando uscivo da scuola da solo al termine delle lezioni e percorrevo un tratto di strada a piedi fino al posto di lavoro di chi mi avrebbe portato a casa.
C’erano tutte le premesse per non fermarsi alle promesse. A cominciare dal titolo dal forte impatto mediatico: “Più forte la famiglia, più forte il Paese”. La terza conferenza nazionale sulla famiglia organizzata dal Dipartimento per le Politiche della Famiglia della Presidenza del Consiglio si è da poco conclusa nella sala della Protomoteca del Campidoglio.
Il nuovo presidente dei Vescovi italiani, card. Gualtiero Bassetti, ha tenuto la sua prima relazione introduttiva al Consiglio permanente della Conferenza Episcopale Italiana. Il nuovo presidente della Cei non si sottrae all’“esame” degli osservatori andando a toccare le questioni più calde. E lo fa anzitutto richiamando i cattolici alla loro “responsabilità altissima verso il Paese”: “rammendare il tessuto sociale dell’Italia con prudenza, pazienza e generosità”...