Editoriale

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Mancano tre settimane al voto che porterà al rinnovo del Parlamento europeo. Per non farci sopraffare dalla sfiducia nei confronti di una realtà percepita lontana, in mano a burocrati e tecnocrati, e per votare con cognizione di causa avremmo bisogno in questa campagna elettorale di sentire non solo slogan bensì qualche idea, un programma che indichi prospettive valide e lungimiranti tali da poter rinfocolare la speranza sul futuro dell’Unione Europea.

Ho conosciuto alcune famiglie di srilankesi e l’aggettivo che mi viene spontaneo pensando a loro è mitezza. Anche quando sono poveri e dediti a lavori umili non li ho mai sentiti lamentarsi e li ho visti sorridenti. In chiesa sono devoti e animati da una fede semplice e profonda.

Correva l’anno 1969, nelle Università gli studenti occupavano le aule per cambiare il mondo, in quella della mia prima elementare neanche ci si rendeva conto di esserci al mondo…

È un testo che incoraggia, stimola e colloca la gioventù in un quadro di riferimento positivo e denso di speranza quello che papa Francesco offre e affida alla Chiesa universale nell’esortazione apostolica Christus vivit (Cristo vive) dedicata ai giovani...

C’è un metodo infallibile per farsi del male gratis e senza fatica: parlare di famiglia. Ogni volta che si apre un capitolo su questo tema a qualsiasi livello, è come innescare una bomba atomica, senza contare che bisogna difendersi anche dal “fuoco amico”, come in ogni guerra che si rispetti...

Ci sono eventi che, a livello di cronaca, durano qualche giorno, ma gettano le radici così in profondità da permettere loro di sopravvivere come alberi rocciosi anche a catastrofi o siccità prolungate; ci sono fatti che sul momento vengono letti e interpretati con gli occhiali degli influencer di turno, ma che nascondono una profezia di futuro da fiume carsico che affiora in tempi e modi inaspettati e con tale intensità da non permettere più di tornare indietro...

Chi della mia generazione e dintorni non ricorda gli scioperi degli studenti? Non quelli del ’68, periodo in cui eravamo ancora alla scuola materna; i nostri erano i tempi del cosiddetto “riflusso”, quando guadagnavano terreno sulle ideologie forti più realistiche percezioni delle esigenze economiche e talvolta anche semplici furbesche mascalzonate.

Ancora pochi giorni e deposte maschere, coriandoli, frittelle e galani, entreremo nel tempo forte della Quaresima, periodo favorevole alla conversione e al rinnovamento per poter “incarnare più intensamente e concretamente” il mistero pasquale nella nostra “vita personale, familiare e sociale, in particolare attraverso il digiuno, la preghiera e l’elemosina”.

La tragica storia del giovane africano Càmara Mabadu, morto di tubercolosi, è stata raccontata dai giornali e dalle televisioni locali.
Piccolo orfano fuggito dal suo villaggio in Guinea, finito schiavo nelle miniere d’oro del Kenya, di lì scappato di nuovo a piedi in mezzo al deserto e infine arrivato a Verona, non si sa come, o meglio, si sa benissimo, ma non si dice...

Rimango stupito quando sento amici e conoscenti che, con soddisfazione, si vantano dei loro affari a basso costo: «Nel tal mercato c’è una bancarella dove un cappotto costa 5 euro», «nel tal’altro mercatino, con pochi centesimi si riesce a portar via una cassettina intera di frutta» e via dicendo. E così siamo convinti che potremmo vivere nel migliore dei mondi possibili se solo avessimo un po’ di sicurezza (individuale) in più...