Per un nuovo protagonismo dei cattolici italiani
La “libertà è partecipazione” cantava Giorgio Gaber. La partecipazione nelle sue diverse forme è l’elemento generativo della democrazia. È l’espressione più autentica e la testimonianza più concreta che la “vita comune è vita buona”. Già Alexis de Tocqueville riteneva che la partecipazione dei cittadini fosse l’unico antidoto per limitare la tendenza dell’individuo a chiudersi in se stesso e per contenere l’intervento dello Stato nei diversi ambiti della società...
La “libertà è partecipazione” cantava Giorgio Gaber. La partecipazione nelle sue diverse forme è l’elemento generativo della democrazia. È l’espressione più autentica e la testimonianza più concreta che la “vita comune è vita buona”. Già Alexis de Tocqueville riteneva che la partecipazione dei cittadini fosse l’unico antidoto per limitare la tendenza dell’individuo a chiudersi in se stesso e per contenere l’intervento dello Stato nei diversi ambiti della società.
Ma bisogna rendersi conto che la partecipazione nel nostro Paese (e non solo), soprattutto quella dei giovani, si sta riducendo sempre di più. I dati dicono in modo brutale che la partecipazione sta crollando.
Il sindaco di Verona nelle recenti amministrative di giugno è stato eletto con il voto del 35% degli aventi diritto. Il neo-presidente della Sicilia, Nello Musumeci, è stato votato dal 20% dei siciliani. Uno su cinque. Sono dati significativi.
Una recente indagine Demos-Coop di Ilvo Diamanti rileva che, soprattutto tra i giovani, la politica non interessa più quasi a nessuno. La componente che considera importante la politica non va oltre il 14%. Sono lontani i tempi della “contestazione”. Ormai le nuove tecnologie consentono forme di partecipazione in piena solitudine davanti al proprio pc, via web o tramite i social. Si può fare anche la carità dalla poltrona di casa: basta inviare un euro via sms. Una partecipazione light e individuale, a scarso tasso di coinvolgimento.
Se il trend sarà confermato, in futuro, potremmo essere di fronte a un fenomeno di erosione e disintermediazione su cui tutti avremmo da interrogarci: dalla politica all’associazionismo fino alla Chiesa.
I luoghi d’impegno e partecipazione più passionali come la politica e la religione non reggono più. Non si tratta neanche più di “passioni tristi”, bensì di “passioni fredde”, o perlomeno tiepide, mediocri, disincantate.
Lo ha spiegato Franco Garelli in un testo dal titolo esplicito, Piccoli atei crescono: la religione è ritenuta importante solo dal 7% della “generazione della rete”. Un quarto, rispetto alla popolazione nel suo insieme. Meno di un terzo rispetto al 2003. Non c’è più religione! Ma se non c’è più fede, diventa impossibile provare “passioni”. Prevale il cinismo e il disincanto. Insomma, la crisi di partecipazione è troppo profonda per continuare a proporre scopi ormai logori e senza una adeguata carica di immaginario collettivo. Ci vuole qualcosa di più.
È un compito non più eludibile. Ma ciò vale anche a livello ecclesiale. Non basta lavorare sulle motivazioni. Certo, è importante la dimensione spirituale, la spinta di carattere ideale. Ma appunto si tratta di spinta: verso dove? Per quale scopo? Per suonare in chiesa la domenica? Per un servizio o l’animazione degli adolescenti? La prossima Gmg o un nuovo evento? Tutto qui? È sufficiente?
Non basta più la semplice aggregazione. Ci vuole altro. Ci vuole uno scopo, un obiettivo, un fine comune da raggiungere, una meta da conquistare. Non è sufficiente una vita comune perché sia “vita buona”.
L’abbiamo visto a Cagliari durante la Settimana Sociale dei cattolici italiani appena conclusa. Su un migliaio di partecipanti almeno un terzo erano giovani sotto i 35 anni. Giovani che non sono venuti per assistere o ascoltare in silenzio. Ma per raccontare iniziative, progetti, idee, azioni collettive nelle quali i protagonisti sono loro nei loro ambienti e luoghi di vita. Si tratta di imprese, associazioni, cooperative, progetti di formazione e di inserimento. Imprese capaci di stare sul mercato, perché riescono a combinare idee innovative con una spinta a carattere ideale. Dove le parole chiavi sono passione, iniziativa, cooperazione, spirito di sacrificio, cultura d’azienda.
Insomma, va ripensata la proposta per i giovani-adulti e va ripensato il rapporto dei cattolici con le “opere”. Per dirla ancora con Gaber, la «libertà non è uno spazio libero» ma è partecipazione, impresa, azione.