Verrà fuori, come al solito alla lunga, che uno dei più grandi filosofi del Novecento è stato il principe Antonio de’ Curtis, in arte Totò. Uno che ci spiegava la morte come una livella, ha fatto la più acuta critica al consumismo; uno che “a proposito di politica, ci sarebbe qualcosarellina da mangiare?”, ha anticipato ogni forma di populismo e diverse forme di evoluzione delle democrazie. Uno che “io prode? A me non prode nulla” può ben essere additato come faro illuminante della ministra dell’Istruzione Azzolina.
“Tutti i conflitti riguardano una diversità, la risposta alla diversità è: rispettarla”. Lo aveva detto John Hume, il politico irlandese che fu artefice degli accordi di pace tra cattolici e unionisti che misero fine a una guerra civile violentissima e sanguinosa. Se ne è andato, ma certe buone idee rimangono e rimarranno
Sono arrivate le regole per i nidi e gli asili per bimbi fino ai 6 anni. Mascherine, distanziamenti, banchi, ricreazioni e mense, materiale didattico e orari… Poi, una volta entrati, i bambini faranno un po’ quello che vogliono, come sempre. E com’è logico: spiegate a un bimbo di tre anni queste cose che neanche Salvini capisce…
In redazione, mattina, lettura dei giornali sgranocchiando un cracker. Repubblica garantisce sempre qualcosa di psichedelico. E infatti. Corsivo in Economia di una giornalista che piglia due agenzie stampa e ci ricama sopra. Stiamo parlando delle beghe dentro Cattolica Assicurazioni. Conclude: “Tra gli investitori c’è Warren Buffet, la Fondazione Cariverona, la Coldiretti E UN NOTO PRELATO: un copione di quelli capaci di ispirare pure Dan Brown”, quello del Codice da Vinci, Angeli e demoni, Inferno. L’alto prelato è mons. Giorgio Benedetti, e chi lo conosce, nell’immaginarlo come una truce piovra con i tentacoli stesi su Verona, avrà avuto la nostra stessa reazione: strozzato dai cracker a forza di ridere.
Quanto ti ruga quando il concorrente vince il gran premio e ti batte nonostante una gomma bucata e il piede fuori a spingere come da bambini?
Stavo pensando al Decreto liquidità, all’“adesso arrivano i soldi”, al modo in cui ci si può avvicinare a questa liquidità… quando mi sono venute in mente le parole di una celebre canzone dei Pink Floyd: “I soldi, dicono, sono la radice di tutti i mali oggi / ma prova a chiedere un aumento…”, o un un fido bancario…
Camminando per Verona, anche fuori dal centro storico, si nota la sostanziale fine di una piaga che ha abbruttito per decenni le nostre città: quello delle scritte selvagge che imbrattano i muri. Sconcezze, slogan politici, messaggi d’amore, vaccate varie, disegni e sgorbi… Uno schifo che costava fatica agli occhi e soldi ai proprietari degli edifici. Ora ci sono i graffiti, a volte così belli che uno passa volentieri per lo stradone che va a Santa Lucia solo per ammirarli.
Mancarmi la chiusura serale di lungadige San Giorgio a causa degli spettacoli al teatro Romano, con l’obbligo di fare un giro enorme per rimediare a quelle poche centinaia di metri… No, questo mai avrei pensato che potesse accadermi.
Trovata una soluzione per il filobus cittadino, ora impantanato e in attesa di una trovata tecnologica che gli permetta di ripartire (e di non fermarsi): le pile Duracell. Quando si ferma per esaurimento energia, l’autista scende, cambia quelle due-tremila pile necessarie per muovere il bus e si riparte. Facile, ecologico, senza necessità di binari a terra e fili appesi. Perché nessuno ci ha mai pensato?
Si diceva della mancanza di turisti (soprattutto gli stranieri) a Verona. È vero. Ma cosa fa Verona per attirare turisti in queste settimane? A parte la statua di Giulietta, s’intende. Sembra una città abituata a campare sugli allori, incapace di inventarsi qualcosa di nuovo, qualcosa di interessante almeno per i 60 milioni di italiani che comunque in questi giorni si stanno muovendo.