Non riesco a dare ragione al presidente veneto Luca Zaia quando parla di “assembramenti immondi” nelle città, nei giorni festivi. A me pare che la gente stia comunque molto attenta a mantenere le distanze e a proteggersi con i mezzi adatti. E abbiamo tutti insistito, lui per primo, che la vita deve comunque andare avanti. Una vita fatta anche di passeggiate, di acquisti, insomma di far girare quell’economia che è veramente in ginocchio. O tutti a casa stretti stretti e solo Amazon? Ma i contagi come avvengono? Camminando per via Cappello?
Quelli lì con il famoso decreto avevano abolito la povertà, solo che si erano dimenticati di abolire i poveri! Capita, non ci si può sempre ricordare tutto. Così, in questi giorni di stucchevoli dibattiti su quanta gente potrà attovagliarsi attorno alla mensa natalizia per attentare al proprio colesterolo, si legge di code chilometriche – composte, dignitose – di persone di tutte le età e le condizioni sociali per ritirare gratuitamente del pane distribuito da un’associazione caritatevole. A Milano, non a Bombay.
E i banchetti? Dove sono i banchetti di Santa Lucia? È da anni che non li frequento, pieni di cianfrusaglie come sono. Ma questa volta la nostalgia mi spinge a sognare pure quelli pieni di tagliapatate e spellacarote. Speriamo in tempi migliori
Cosa volete, per chi ha una certa età quel pomeriggio di Italia-Brasile 3 a 2 rimane qualcosa di indelebile nella memoria, un’emozione mai provata prima per una partita (e mai provata dopo, nemmeno nella finale). Quindi con Paolo Rossi se ne va un altro pezzetto di noi
Una riflessione in merito al boom di vendite on line di questi ultimi mesi, che stanno premiando un’efficientissima Amazon: ma come mai Poste Italiane – che ha una diffusione capillare sul territorio, molto personale, un know how storico, una logistica rodata – non ne ha fatto un business vincente? Io la risposta la so, ma non la scrivo…
In silenzio, spesso in solitudine, il Covid sta falcidiando un’intera generazione, quella nata negli anni Trenta del secolo scorso, oltre ovviamente a chi è ancora più anziano. Come una guerra, che distrugge una generazione: questa volta è toccata a chi la guerra l’aveva vista davvero.
Ma non è stucchevole questo scemenzaio su quante persone potranno sedersi a tavola assieme a Natale? Nove sì, undici no? La mamma se abita vicina sì, se in altro Comune no? Ho come la sensazione, sempre più intensa, sempre più concreta, di continue armi di distrazione di massa per occultare ciò che realmente dovrebbe interessare: ma cosa sta facendo il Governo per ricostruire il nostro futuro? In che modo? Con quali soldi? E come li spenderà? Come in quelle famiglie in cui tutti si arrabattano per decorare il pranzo, ma nessuno s'ingegna a guadagnarsi il tacchino
Se il proverbio dice di guardare il tempo che farà a santa Bibiana (oggi), perché quello sarà il tempo per i prossimi quaranta dì e una settimana... ecco!
L’equiparazione tra religione e tifo calcistico è quanto di più blasfemo si possa sostenere. È abbassare la religione a smania collettiva, passatempo sportivo. Come gli asini che equiparano san Gennaro al non ancora santo Diego Maradona.
I banchi a rotelle, i posti a tavola e il grado di parentela negli inviti, gli acquisti di Natale, lo skilift in montagna… Per carità, tutti temi che ci riguardano da vicino. Anche se, dentro un contesto da Terza Guerra mondiale, fanno un po’ atmosfera da asilo Mariuccia. Non so se ci trattano così, o se ci comportiamo così.