Abito un po’ fuori mano, a Verona. A inizio marzo ho visto tanta di quella gente camminare e correre davanti a casa mia, che avevo pensato di mettere su un chioschetto. Poi, per qualche settimana, il vuoto pneumatico. Da martedì scorso, il flusso è talmente cresciuto che sto facendo le pratiche edilizie per il baretto…
La storia, la vita ci raccontano che l’umanità deve far fronte a tragedie orrende, a momenti in cui tutto sembra finire, in cui si apre davanti a noi l’abisso senza fondo. Che mettono alla prova la nostra capacità di resistenza: guerre e carestie, pandemie e pestilenze, l’insegnamento della matematica ai figli a casa…
Impressionante quella domanda fatta da un giornalista (vox populi!) ai responsabili di sanità e protezione civile che davano i numeri di morti e contagiati: sì, ma il campionato di calcio quando può ricominciare? Effettivamente basta con le ciance, torniamo alle cose serie della vita.
Mah, ho come l’impressione che essere stati reclusi in casa per un mese sia servito a non diffondere il contagio. E a niente altro. Tamponi, test sierologici, messa in sicurezza die luoghi di lavoro, misure concrete e attuali per sostenere l’economia e i redditi, regole per il “dopo”… Se ne parla, molto anche. Ma è come se fossero cose ancora lontane nel tempo, quando invece sarebbe molto bello e utile che si sapessero e si facessero qui e ora. Siamo ancora fermi alla... distribuzione delle mascherine (a me ne è arrivata una dal Comune che nemmeno il gatto). Arriveremo impreparati come al solito?
Dove si smaltiscono le tonnellate di rifiuti speciali prodotti dagli ospedali? Negli speciali inceneritori. Li abbiamo in Italia? Li abbiamo costruiti? Sa il ministro per l’Ambiente come fronteggiare la questione? Sono tutte domande retoriche.
Più di mille emendamenti presentati in Parlamento al Decreto Cura Italia, il primo di Giuseppe Conte. Che sarà stato scritto in fretta, con i piedi, ma se ci metti di traverso più di mille emendamenti, mica hai capito cosa hai di fronte. Perché a dibatterli tutti, ‘sto decreto inizierà a prendere vita a maggio inoltrato! Avevo capito che avevamo mandato in Parlamento una manica di incompetenti, non di scarsamente intelligenti…
C’era qualcosa, nel “paesaggio” umano di questi giorni, che m’era sfuggito. Lo avvertivo ma non lo capivo. Nelle rapide uscite giornaliere per le spese, vedo molti vecchi aggirarsi per le strade. Non dovrebbero farlo, sono i soggetti più a rischio, ma tra il Coronavirus e RaiUno-Canale 5, scelgono di rischiare la vita. Vedo moltissimi futuri vecchi come me, in fila per il pane o le verdure (in edicola la fila è velocissima…). Vedo qualche bambino accompagnato da un genitore, mica lo può lasciare da solo in casa. Chi non vedevo, mai: i giovani, gli adolescenti, i veri reclusi senza ora d’aria da questo virus. Ed è come vivere la primavera senza i suoi fiori.
Ogni idea caritatevole e solidale diventa nulla quando sbatte contro la stupidità della burocrazia. Un esempio? A Roma sono stati destinati 15 milioni di euro da convertire in buoni pasto per chi non riesce a mettere insieme pranzo con cena (a volte nemmeno il pranzo). Ebbene, il Comune di Roma ha stabilito che, per ottenere il buono, occorre compilarlo on line e spedirlo via mail. Ma qual è il morto di fame che non ha un personal computer e una buona connessione internet? Magari appunto non ha cibo o generi di prima necessità, ma un Mac connesso ce l’hanno pure i barboni, no?
Sto cercando in tutti i modi di appassionarmi all’appassionante questione del taglio degli stipendi dei calciatori in questi due-tre mesi che non giocano. Io ci sto mettendo tutto il mio impegno, non mi si può rimproverare di non provarci.
Mi è piaciuto molto il provvedimento governativo che permette ai parenti e affini “fino al sesto grado” di aiutare nel lavoro dei campi, in particolare nella raccolta di fragole o asparagi. Non discuto il merito (la dizione deve rimediare alla vaccata di aver eliminato i voucher, conseguenza della vaccata del ministro Di Maio che eliminò per decreto la povertà). Gli asparagi vanno raccolti e non sprecati. Pensavo però che, nella ricerca di parenti fino a sesto grado, l’umanità risulterà grossomodo tutta imparentata. E io potrei essere affine di quinto grado a Di Maio. E aiutarlo a raccogliere le rape, specialità della sua famiglia.