Editoriale

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Accompagnato da più di qualche scetticismo e poco entusiasmo ha preso il via a Milano Expo 2015, l’esposizione universale con cadenza quinquennale che fino al 31 ottobre porrà il capoluogo lombardo, considerato da sempre la capitale economica d’Italia, al centro dell’attenzione mondiale. Infatti quello in corso su un’area di oltre un milione di metri quadrati nella zona nord-ovest della metropoli meneghina, è il più grande evento che sia mai stato realizzato sul cibo e la nutrizione...

I romani lo chiamavano Mare nostrum, ma forse d’ora in poi sarebbe il caso di chiamarlo Mare mortuum visto il numero di persone che nelle acque del Mediterraneo ci hanno lasciato la pelle andando in cerca di un futuro migliore. Un’ecatombe di vite umane che speriamo trovi fine, anche grazie ad un’azione finalmente decisa e univoca dell’Unione Europea e della comunità internazionale sinora impotenti nel contrastare un indegno traffico di esseri umani che ha riproposto la barbarie di una schiavitù che pensavamo relegata ai libri di storia.

Realizzare un’infrastruttura pubblica non è come fare una torta, nella quale se ci metti un po’ più di farina o poco burro verrà meno buona, ma al limite, se non la intingi nel caffelatte a colazione o la trasformi con qualche altro ingrediente in qualcosa di più gradevole, la butti via o la dai alle galline. Così pure se non controlli il tempo di cottura nel forno ne uscirà bruciacchiata...

Capita di incrociarli in questo periodo girando nel centro storico di Verona, uno dei più appetiti dalle scolaresche. I più vispi sono i ragazzini di elementari e medie, spesso con il loro bel block-notes in mano, impegnati a prendere appunti di quanto gli insegnanti vanno dicendo. I più allucinati sembrano invece gli studenti delle superiori i quali, reduci da notti brave in qualche hotel, riescono a fatica a tener aperta mezza palpebra, opportunamente occultata dietro gli occhiali a specchio...

Sono troppi tre mesi di vacanze estive per gli studenti italiani? L’annoso tormentone si ripropone a scadenze periodiche, aprendo l’immancabile dibattito tra favorevoli e contrari. Anche perché le esigenze alle quali ottemperare sono molteplici: dai genitori entrambi lavoratori che vorrebbero sempre avere i figli parcheggiati in qualche luogo sicuro (e la scuola lo è, sebbene considerarla alla stregua di un parcheggio sia un insulto), agli stessi ragazzi che invece non vedono l’ora che arrivi l’estate per impiegare il tempo in maniera diversa rispetto al resto dell’anno...

C’è una domanda che sale, essenziale, dal cuore delle persone oneste (ce ne sono ancora tante in giro, a cominciare da chi non ha perso la capacità di indignarsi dinanzi a quanto di negativo accade): è ancora possibile realizzare un’opera pubblica nel nostro Paese senza dover corrompere qualcuno? Non sto pensando necessariamente alle grandi opere, con appalti e subappalti da centinaia di milioni, ma semplicemente a quei lavori medio-piccoli che tuttavia possono risultare essenziali per la vita di un paese.

Tra due mesi si vota per il rinnovo del Consiglio regionale del Veneto e del presidente della Giunta, il cosiddetto “governatore”. Peraltro al momento neppure la data è certa, in quanto domenica 17 maggio, giorno stabilito in un primo momento, è in programma a L’Aquila l’adunata nazionale degli Alpini e questa manifestazione che coinvolge centinaia di migliaia di penne nere, provenienti in gran numero dal Veneto, impedirebbe loro di esercitare il diritto-dovere di voto.

Il cardinale tedesco Walter Kasper in un libro edito dalla Queriniana (Papa Francesco. La rivoluzione della tenerezza e dell’amore) in uscita proprio in questi giorni, indagando gli influssi teologici e culturali del pensiero di papa Francesco, sostiene che “Jorge Mario Bergoglio ha accolto in sé molteplici correnti. Egli, però, non si lascia incasellare in nessuno degli specifici indirizzi di scuola. È uomo dell’incontro e della prassi, contrario a ogni ideologia miope...

Con venti di guerra che spirano a poca distanza dai nostri confini meridionali e dopo aver visto scorrere il sangue di 21 cristiani copti sgozzati in Libia dai jihadisti dello Stato islamico, siamo entrati nel cuore della Quaresima: un tempo di grazia, di rinnovamento per rinfrancare i cuori e per aprirci agli altri, vincendo l’egoismo che porta all’indifferenza.

Da pochi giorni il professor Sergio Mattarella, il dodicesimo presidente della Repubblica Italiana, si è insediato al palazzo del Quirinale, un luogo che egli stesso ha definito «la casa degli italiani e che è bene lo divenga sempre di più». Se il buon giorno si vede dal mattino, è facile pensare che il suo settennato sarà all’insegna dell’assoluto rigore e della massima sobrietà, così come si addice alla più alta carica dello Stato, chiamata nel non facile compito di essere arbitro imparziale e garante della Costituzione.