Da Firenze un abbraccio che riscalda
Firenze ha risposto in un modo sorprendente al quinto Convegno ecclesiale nazionale. Entusiasmo nei partecipanti, entusiasmo nei fiorentini. Con la visita e le parole mai scontate di Papa Francesco a impreziosire il tutto.
Non era facile la riuscita di questo convegno, troppo schiacciato tra un sinodo dal tema impegnativo e l’imminente giubileo della misericordia.
Firenze ha risposto in un modo sorprendente al quinto Convegno ecclesiale nazionale. Entusiasmo nei partecipanti, entusiasmo nei fiorentini. Con la visita e le parole mai scontate di Papa Francesco a impreziosire il tutto.
Non era facile la riuscita di questo convegno, troppo schiacciato tra un sinodo dal tema impegnativo e l’imminente giubileo della misericordia.
Non era facile per la città scelta, per ragioni storiche e contingenti. Eppure a sorprenderci ancora una volta nella città culla dell’umanesimo e del rinascimento, la gioia dell’incontro e la passione per l’uomo, per la sua ragione e il suo sentimento.
Dunque il diario di queste giornate è infarcito di cose belle, forti e impreviste.
Innanzitutto la voglia di esserci e di partecipare negli oltre duemila delegati delle diocesi di tutt’Italia: facce belle, sorriso pronto, mille accenti, borse piene di quaderni e appunti.
Sorrisi e pacche sulle spalle dal barista all’edicolante fino al poveretto bloccato dal traffico speciale per la fila di vescovi e convegnisti che attraversano la strada amabilmente conversando.
Un sindaco e un arcivescovo che all’apertura dei lavori, nei loro saluti alle chiese italiane qui rappresentate, hanno dimostrato come sia possibile un dialogo fecondo ed efficace tra il campanile della basilica e la torre comunale. Due istituzioni che hanno fatto del bene comune un terreno fecondo su cui confrontarsi e incontrarsi.
L’atmosfera di impegno e di disponibilità emersa nei molti momenti e nei tavoli di confronto e discussione del convegno.
La spinta irrefrenabile della folla che ha riempito lo stadio Artemio Franchi e tutte le strade della città nella giornata vissuta con il Santo Padre. La spinta altrettanto irrefrenabile delle parole di Francesco sulla chiesa italiana e sul senso del suo pontificato.
Parole che nello stesso tempo rappresentano una bussola e un punto di non ritorno.
Di fronte a una chiesa che Francesco definisce «adulta, antica, solida e copiosa di frutti», ecco l’invito a non fermarsi compiaciuta sulle proprie sicurezze ma a ripartire dall’Ecce homo! Ritornare a contemplare «il volto di un Dio svuotato».
Il santo padre spinge a credere «al genio del cristianesimo italiano» rinnovando atteggiamenti e scelte secondo lo spirito di umiltà, disinteresse e beatitudine. Ribadendo così l’immagine di una chiesa-gregge fatta di pecore e di pastori dallo stesso odore forte ma genuino. Una chiesa che non costruisce muri o frontiere ma lieta e madre abita le mille piazze del nostro Paese.
Insomma da Firenze affiora una chiesa-popolo consapevole di essere una proposta umanizzante universale perché l’uomo Gesù che ha incontrato e toccato ha la stessa carne dell’umanità. Questo l’abbraccio che ci si porta a casa da Firenze.