Editoriale

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Oggi si vive di comunicazione, di parole, eppure nonostante la straordinaria quantità di strumenti facciamo tanta fatica a parlare con le persone. Lanciamo un numero spropositato di messaggi tramite le nostre piattaforme che chiamiamo “social” mentre diventiamo sempre più “asocial”.

L’immagine stereotipata, presente nell’immaginario collettivo, è quella del clochard ricoperto da un pesantissimo cappottone persino nel cuore dell’estate, con ai piedi improbabili scarponi oppure scalzo o, ancora, con strati di carta e di cellophane tenuti insieme dallo spago a ricoprire le estremità inferiori. E talora con in mano un cartone mezzo vuoto di vino mentre proferisce frasi sconclusionate. Ma vi è pure una povertà estrema, esteriormente meno individuabile e più dignitosa, non per questo meno reale...

Rieccoci. Come ogni anno. Il Natale inquieta. Innesca polemiche, irritazione e proteste.
“Pretestuosa e ideologica” la scelta di cancellare la festa di Natale per “rispettare” e non offendere le diverse tradizioni religiose dei bimbi che frequentano l’istituto di Rozzano. “Grottesco e ridicolo” il tentativo di camuffare il Natale sostituendolo con rassegne ed eventi titolate al “Biancoinverno”...

Che il centro eserciti un fascino maggiore rispetto alla periferia, non è una novità. Immaginiamo per esempio se un impiegato postale da un minuscolo paesino di montagna venisse trasferito alla sede centrale oppure un artigiano o un commerciante avesse l’opportunità di svolgere la propria attività in centro storico piuttosto che nella anonima periferia, tutto ciò sarebbe certamente considerato un grande salto di qualità...

L’inizio dell’Avvento questa domenica ci ricorda che si stanno avvicinando a grandi passi le festività natalizie e con esse gli immancabili tormentoni e spot televisivi improntati al consumismo. Saremo informati – prima ancora che i fatti accadano: incredibile a dirsi, eppure tutti gli anni è così; o almeno vogliono farcelo credere – su quanto della tredicesima se ne andrà in regali, in cenoni e pranzi, in botti di fine anno, in vacanze sulla neve o in località più o meno esotiche, anche se il clima (e non mi riferisco certo a quello atmosferico) fa intuire che forse le grandi capitali europee e i viaggi all’estero in generale non saranno gettonati come nel recente passato...

È tutto vero, purtroppo. Dopo la fase comprensibilmente emotiva segnata dallo sgomento e da quella sorta di incredulità che è forse una forma di autodifesa e che ha portato le persone a rimanere incollate alla televisione per seguire gli speciali e le dirette da Parigi in cui venivano riportate notizie in continuazione sui numeri di vittime, di feriti, sulle testimonianze di chi è sopravvissuto agli attentati e sui risultati delle indagini, arriva il momento in cui prendiamo coscienza della realtà, triste ed ineluttabile: la guerra è entrata in casa nostra...

Firenze ha risposto in un modo sorprendente al quinto Convegno ecclesiale nazionale. Entusiasmo nei partecipanti, entusiasmo nei fiorentini. Con la visita e le parole mai scontate di Papa Francesco a impreziosire il tutto.
Non era facile la riuscita di questo convegno, troppo schiacciato tra un sinodo dal tema impegnativo e l’imminente giubileo della misericordia.

Mancano pochi giorni all’apertura del Convegno Ecclesiale di Firenze.
Il rischio che esso si esaurisca in un episodio secondario e superfluo c’è tutto.
Da un lato, calendario alla mano, è diffusa la sensazione che il convegno, schiacciato com’è fra il Sinodo sulla famiglia appena concluso e il Giubileo della misericordia del prossimo 8 dicembre, si risolva in un evento marginale...

Puntuale come la campanella a scuola arriva il messaggino sul gruppo Whatsapp che ricorda a chi l’avesse scordato, o semplicemente fosse incerto, che oggi c’è l’incontro del gruppo adolescenti: “Stasera testimonianza missionaria, non mancate!”. Questi animatori sono proprio irriducibili, non mollano la presa neanche un minuto...

Quest’anno si può brindare ad una vendemmia eccezionale per la maggioranza delle nostre aziende vitivinicole. È un luogo comune che i contadini non si allargano mai con le dichiarazioni entusiastiche e talvolta sono più inclini al pianto che alle escandescenze festose; eppure una stagione come il 2015 verrà scritta negli annali come memorabile e, Dio non voglia, irripetibile per la quantità e la qualità delle uve e dei vini...