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Oggi più che mai: un annuncio paradossale!

Come dire Pasqua? A fronte degli attentati di Bruxelles di martedì scorso? A fronte della strage assurda, folle e irrazionale compiuta da individui che hanno deliberatamente colpito persone indifese e inermi? A fronte della rabbia insieme allo stato permanente di allarme, paura e sospetto che hanno creato? Come dire che Gesù Cristo è Risorto? Che cosa dice l’annuncio di Pasqua a fronte del male assoluto?

Parole chiave: Renzo Beghini (62), Editoriale (407), Pasqua (37), Bruxelles (1)

Come dire Pasqua? A fronte degli attentati di Bruxelles di martedì scorso? A fronte della strage assurda, folle e irrazionale compiuta da individui che hanno deliberatamente colpito persone indifese e inermi? A fronte della rabbia insieme allo stato permanente di allarme, paura e sospetto che hanno creato? Come dire che Gesù Cristo è Risorto? Che cosa dice l’annuncio di Pasqua a fronte del male assoluto?
Lo è sempre stato. Fin dall’inizio. La Pasqua è un annuncio paradossale, sconcertante e incredibile. Se appena ci liberiamo dalla facilità con cui le abitudini religiose ci hanno tramandato l’evento della risurrezione e ci poniamo di fronte all’annuncio pasquale in tutta la sua radicalità, ci troviamo costretti a far gruppo con gli apostoli che al racconto delle donne pensavano si trattasse di vaneggiamenti. Già il fatto che l’annuncio più straordinario della storia sia affidato a donne, la cui testimonianza nel codice giudaico non aveva valore, sta a denotare come l’evento sia circondato di debolezza e di fragilità. Lo stesso annuncio della vita nascente è un fragile sussurro. Voce di donne, o meglio, di madri.
Verrebbe da chiedersi perché di fronte all’angosciosa domanda dell’uomo sul male gratuito di Bruxelles o sul destino di ciascuno di noi, Dio sia così pudico, così reticente. Perché insomma non ci mette davanti, con la forza del sole che abbaglia, il fatto decisivo.
Mi rispondo dicendo che a livello essenziale quello che decide non può essere l’evidenza. L’evidenza rende assolutamente inutile la libertà. Costringe e quindi annulla in noi le dinamiche dell’amore e della scelta. La sfera della fede è una delicata sfera dove si incontrano due libertà: quella di Dio la cui decisione si giustifica per il fatto che è sua decisione e, dall’altra, la libertà dell’uomo. In questo incontro le due libertà sono esposte in misura apicale.
Che cosa dice l’annuncio della Pasqua oggi? Colui che alle donne e ai suoi dice: “pace a voi”, è il Risorto che mostra le mani ferite. La pace non è annunciata da uno spirito che scende dal cielo, è una pace annunciata da un uomo che sale dagli inferi. Dal profondo dove è stato precipitato non dall’ineluttabile destino, ma dall’amore. Egli è disceso agli inferi, ha toccato gli anelli primi della catena che ci fa prigionieri. Ecco perché quel sangue è un segno importante: la pace non è una consegna gratuita, romantica, ma è partorita dalla donazione di sé. Al contrario: il male si presenta a noi come rassegnazione alla realtà. La rassegnazione ci ha persuaso a misurare la nostra anima sul metro delle possibilità e a scartare tutte le altre perché sono sogni. Una volta che abbiamo fatto questa operazione di adeguamento, dentro le misure di un calcolo più o meno cosciente, entriamo a far parte del grande gregge dei rassegnati.
La Pasqua è un evento che appartiene alle profondità dell’esistenza non al fenomeno delle cose empiriche. Il momento sorgivo è quello in cui il Risorto dice ai suoi «Pace a voi!». Una parola che non è marginale o esortativa, ma definitoria. E la pace ha una qualità non divisibile: quando c’è non si nasconde, affiora dagli occhi, dal volto, dal modo di agire. Buona Pasqua da parte di tutta la redazione di Verona Fedele.

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