Una giornata particolare
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Va in onda su questo schermo il ruolo decisivo della tivù

Lo snobismo imperante ci porta spesso a lanciarci – anche seduti al tavolino di un bar – in citazioni dotte riguardo a tutto, pure sugli attuali mezzi di comunicazione. In particolare, quando vogliamo scagliare riflessioni intellettuali, tiriamo in ballo Pier Paolo Pasolini: “La televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci”.

Va in onda su questo schermo il ruolo decisivo della tivù

Lo snobismo imperante ci porta spesso a lanciarci – anche seduti al tavolino di un bar – in citazioni dotte riguardo a tutto, pure sugli attuali mezzi di comunicazione. In particolare, quando vogliamo scagliare riflessioni intellettuali, tiriamo in ballo Pier Paolo Pasolini: “La televisione è un medium di massa, e come tale non può che mercificarci e alienarci”. In occasioni più sarcastiche ripeschiamo Groucho Marx per affermare: “Trovo la televisione molto educativa: appena qualcuno l’accende, vado in un’altra stanza a leggere un libro”. Insomma, tutti pronti ad armarci di belle parole per criticare la televisione. Per poi chiuderci in casa a vederla. Le statistiche, infatti, ci dicono che il 90% degli italiani ne fanno uso, spesso anche massiccio. E la Giornata mondiale della televisione (21 novembre) ci fa essere sereni e accogliere questo dato in pace. Secondo i dati di giugno 2020, nel territorio italiano sono ricevibili complessivamente 399 canali televisivi, che fanno capo a 121 editori; di questi ultimi, 74 hanno sede in Italia e offrono 334 canali, circa metà accessibili gratuitamente. Le proposte principali sono legate a film e serie tv, seguite da intrattenimento, sport e programmi per bambini. L’Assemblea generale delle Nazioni Unite dal 1996 propone questa Giornata per sottolineare come la televisione abbia un ruolo fondamentale – in positivo o in negativo – rispetto all’opinione pubblica. Con la sua grande diffusione e facile accessibilità, certamente non è uno strumento “neutro”: ha di volta in volta unito l’intero pianeta o portato popoli allo scontro, dato voce a complottisti o ripristinato alcune verità, aperto mercati o rinchiuso in fobie, osannato o distrutto idee e persone. Per esempio, negli anni Settanta in Spagna il canale pubblico Rtve – nato come mezzo propagandistico, ma di cui il generale Franco sminuiva l’importanza – fu decisivo nell’avvio della democrazia: nel 1976 il duca Adolfo Suárez Gonzáles (1932-2014) fu abile nell’utilizzarne le potenzialità, compattare la popolazione (all’epoca circa la metà la guardava quotidianamente), trasmettere l’idea che la democrazia – e la sua persona – avrebbero finalmente garantito il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Per questo fu eletto presidente del governo nelle prime elezioni democratiche dopo il franchismo ed è considerato il primo leader video-politico. Negli Stati Uniti per decenni è stata decisiva nelle elezioni politiche e nel giustificare o meno interventi internazionali (anche armati). In Italia ha istruito intere generazioni e ha “addestrato” al consumismo, senza mai privarsi di programmi di critica ai palinsesti televisivi. Oggi, forse disillusi dalle promesse di libertà e verità non mantenute dalla Rete, rimane lei la nostra consolatrice. Sperando di non fare la fine che profetizzava Luciano De Crescenzo: “La vita potrebbe essere divisa in tre fasi: rivoluzione, riflessione e televisione. Si comincia con il voler cambiare il mondo e si finisce col cambiare i canali”.

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