La legge al servizio del talk-show
Per fare qualcosa di nuovo in televisione, non serve neanche più inventare un programma, basta cambiargli il nome. Così Rai Uno dall’autunno scorso manda in onda Torto o ragione? con il sottotitolo Il verdetto finale che era esattamente la precedente denominazione della stessa identica trasmissione...
Per fare qualcosa di nuovo in televisione, non serve neanche più inventare un programma, basta cambiargli il nome. Così Rai Uno dall’autunno scorso manda in onda Torto o ragione? con il sottotitolo Il verdetto finale che era esattamente la precedente denominazione della stessa identica trasmissione. A sua volta questa sembra la fotocopia del ben più longevo e inossidabile Forum in onda su Canale 5 da oltre 30 anni.
Dato che la cronaca giudiziaria tiene sempre banco sui canali generalisti, ecco dunque la possibilità di sfruttare questo filone narrativo inventando storie di conflitti e di diatribe di tutti i tipi. Se per parecchio tempo hanno tenuto banco le liti fra condomini o colleghi di lavoro, oggi gli autori dirigono con netta prevalenza la loro fantasia verso questioni di tipo familiare. Così gli attori interpretano parenti stretti che mettono in scena storie verosimili. A nessuno interessa molto conoscere se davvero il caso è reale o cosa dirà il giudice che sentenzia attenendosi alla legge, l’importante è che la giuria composta da gente comune e da alcuni vip dello spettacolo proclami solennemente: «Con il voto della maggioranza della giuria la ragione è dalla parte di...».
La conduttrice Monica Leofreddi, alla guida anche di Fiction magazine su Rai Premium, con sincerità ammette: «Di legge non capirò mai niente». In entrambi i programmi che presenta, infatti, basta semplicemente stuzzicare la curiosità sull’ennesimo caso difficile o su nuove storie intriganti. Lo studio televisivo, naturalmente, è la ricostruzione approssimativa di un’aula di tribunale, dove operano un giudice quanto mai loquace, Manuela Maccaroni, e due avvocati, Maria Chiara Cudillo e Lorenzo Radogna che esercitano la professione con indubbie capacità coniugate al desiderio di diventare personaggi televisivi. I testimoni a sorpresa forniscono poi un ulteriore momento di suspense a un cicaleccio superficiale che sa da chiacchiere di mercato più che da confronto giudiziario. Davanti alle telecamere, i due attori protagonisti personificano la quintessenza dell’italiano medio alle prese con le difficoltà della vita quotidiana. Quasi due milioni di telespettatori seguono questo court-show come stessero guardando la puntata di una telenovela o l’ennesimo caso di cronaca su cui costruire un caso mediatico da sfruttare. Si può, allora, benissimo togliere il punto interrogativo al titolo: la ragione o il torto sono solo una mera occasione per mettere in piedi l’ennesimo talk-show.