Vivere il Vangelo contro il “crollo delle evidenze”In
Julián Carrón
La bellezza disarmata
Rizzoli
pagg. 370 – 18 euro
Originario della regione spagnola dell’Estremadura, il sessantacinquenne don Julián Carrón da dieci anni ricopre il ruolo di presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione. Fu monsignor Giussani a volerlo accanto a sé a condividere la responsabilità della guida del movimento, indicandolo quale suo successore.
Ora Carrón traccia un approfondito e significativo bilancio del decennio che lo ha visto al vertice di Cl pubblicando un libro che risulta molto significativo non soltanto per coloro che sono interessati a vario titolo alle vicende cielline, ma anche per chiunque abbia a cuore le questioni inerenti la vita cristiana all’inizio del terzo millennio. Un terzo millennio che si è aperto all’insegna della paura e del malessere che, specialmente in Occidente, caratterizzano la vita della società: tra opulenza e crisi economica, il nostro mondo, e i cristiani stessi, sembrano vittime di una deriva che spinge verso una drammatica crisi di senso e verso il nichilismo, quasi che una stanchezza mortale si stesse impadronendo di tutti. Carrón prende le mosse di qui e pone alcuni interrogativi cruciali riguardanti l’identità del cristiano del XXI secolo e il compito che lo attende.
Discutendo di ciò, nella prima parte del libro l’autore usa più volte l’eloquente espressione “crollo delle evidenze”, che descrive una situazione in cui vengono meno tutti i punti di riferimento tradizionali e consolidati, tanto che termini come ragione, libertà e realtà finiscono col perdere il loro significato più autentico. Il crollo delle evidenze assume anche il volto di una sfida cruciale dinanzi alla quale il cristianesimo non può fuggire: tocca proprio ai credenti in Cristo indicare una via d’uscita che permetta all’umanità contemporanea di non rimanere insabbiata nel deserto del nulla. Scriveva don Carrón all’indomani del tragico attentato parigino alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo: “Ma noi cristiani crediamo ancora nella capacità della fede che abbiamo ricevuto di esercitare un’attrattiva su coloro che incontriamo e nel fascino vincente della sua bellezza disarmata?”. Ecco lo strumento di cui dispongono i seguaci di Gesù di Nazareth: è “la bellezza disarmata” del Vangelo. La proposta salvifica di Cristo non si impone con la forza, ma con la potenza della testimonianza e della grazia, dell’amore e del perdono. Partendo da questa certezza, Carrón è convinto che il cristianesimo sia un avvenimento o, meglio, l’avvenimento in grado di condurre l’uomo di oggi verso una rinascita interiore imperniata sull’insostituibile valore della libertà.
Per esplicare tutta la sua potenza redentiva e salvifica, il Vangelo ha bisogno di donne e di uomini che lo testimonino soprattutto attraverso un’incessante opera educativa: fu, questa, una delle convinzioni più radicate di mons. Giussani, che mai dimenticò che il cristianesimo è una straordinaria paideia, un cammino che conduce l’uomo alla completa maturità e alla piena felicità.
Riguardo a questi temi davvero essenziali, scrive nella bella prefazione del libro Javier Prades, rettore dell’Università San Dámaso di Madrid: “La debolezza antropologica dei cristiani indica pertanto una debolezza nel modo di vivere e trasmettere la fede, che potremmo definire come una «mancata verifica» della fede nell’educazione cristiana. La fede si «verifica» quando mostra la sua capacità di illuminare e portare a compimento le dinamiche tipicamente umane della ragione, dell’affetto e della libertà, facendo crescere quindi quella certezza esistenziale che è imprescindibile per un uomo adulto, in qualunque circostanza della vita”.