I 50 anni di Messa del vescovo Giuseppe
Una classe di preti memorabile, la nostra, quella del 1971. Ordinati in 21! Dal Vescovo, oggi venerabile, Giuseppe Carraro. Alcuni anche nelle proprie parrocchie. Viventi in 16
Una classe di preti memorabile, la nostra, quella del 1971. Ordinati in 21! Dal Vescovo, oggi venerabile, Giuseppe Carraro. Alcuni anche nelle proprie parrocchie. Viventi in 16. Un grazie corale sale ora a Dio per averci guidati per mano in questi dieci lustri, mezzo secolo, che non hanno l’uguale in tutti i secoli passati. Siamo passati dal pre Concilio, al post Concilio; dalla Cristianità al post Cristianesimo. Abbiamo vissuto il travaglio di una pastorale in continua evoluzione, al fine di riagganciare i battezzati che, sotto l’impeto tumultuoso della modernità consumista e dell’ateismo imperante, si lasciavano andare alla deriva. Ognuno nell’ambito in cui l’obbedienza l’ha mandato. Di volta in volta. Per me l’itinerario dell’obbedienza mi ha condotto su queste tappe, che rivisito, a volo d’uccello, con l’occhio della fede: l’ordinazione sacerdotale nel mio paese nativo, San Martino B. A., assieme a don Roberto Tebaldi il 26 giugno 1971, per le mani del vescovo Giuseppe Carraro. Il Vescovo mi ha inviato agli studi universitari di Lettere classiche a Padova, dove mi sono laureato nel 1975 con una tesi su Sant’Agostino, che, da allora, ho sempre avuto come singolare e provvidenziale compagno di viaggio, mentre esercitavo un po’ di ministero pastorale nella parrocchia d’origine. Poi, per un ventennio, il mio ambito di ministero è stato il Seminario minore, come educatore e docente: una esperienza indimenticabile, che mi ha rafforzato nel convincimento dell’importanza del Seminario minore, con la sua scuola Gian Matteo Giberti, ai fini di una formazione ad essere discepoli di Gesù. Sono seguite due esperienze di pastorale entusiasmante come parroco: a Maria Immacolata in Borgo Milano e a Legnago Duomo. Mi hanno forgiato come uomo e come prete. Nel 2002 il Vescovo Padre Flavio Roberto Carraro mi ha chiamato ad essere suo vicario generale: eravamo un cuor solo e un’anima sola. Poi l’elezione e il mandato della Santa Sede per la Diocesi di Vittorio Veneto, per tre anni e cinque mesi, dal 2004 al 2007: una diocesi a dimensione di Vescovo e con opportunità straordinarie. Porto in cuore un ottimo ricordo. Dal 30 giugno del 2007 sono Vescovo nella Diocesi di san Zeno, che ho cercato di mantenere sempre in comunione di fede e di affetti con la Santa Sede. Tutti conosciamo il travaglio di questi anni, segnati da crisi profonde che vanno dallo scoppio della bolla speculativa del 2008 fino all’attuale pandemia, e dall’avvento massiccio e massificante dei social. Il cambiamento sociale, culturale, economico e religioso è stato radicale. Abitiamo un’altra epoca, dominata da una cultura atea ed edonista e da una società di infelici e storditi. Alla deriva di senso. Una società che sempre più si fa grido e appello alla nuova evangelizzazione. È questo il tempo di scendere in campo, per salvare l’umanità dal baratro. Provvidenzialmente, lo Spirito Santo sta lanciando segnali significativi della sua presenza salvifica. Chi osserva con l’occhio della fede non fatica a scorgere germi e germogli di novità evangelica. Nella nostra Diocesi sicuramente. Ad essa, mattina e sera riservo una singolare benedizione, come pure riservo tutte le Messe da me presiedute. Pur se non sono mancati travagli e spine, dopo quattordici anni posso serenamente dire di essere contento del mandato che mi è stato affidato: Verona è una Diocesi speciale, ricca di storia di santità, di congregazioni, di associazioni, di un clero nel suo insieme veramente zelante, di sensibilità verso i poveri, gli ammalati e i disabili. È ancora carica di potenzialità. Ha un futuro. Non mi resta che rendere grazie a Dio, riconoscendo che tutto è stato grazia e misericordia.
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