L’unico Sposo da amare è Cristo
In compagnia di Agostino siamo giunti al trattato 13 sul Vangelo di Giovanni. Da notare però che nel frattempo aveva sospeso il commento al Vangelo per dedicarsi ai dieci commenti alla Prima lettera di Giovanni, che noi prenderemo in esame al termine del percorso sul Vangelo...
In compagnia di Agostino siamo giunti al trattato 13 sul Vangelo di Giovanni. Da notare però che nel frattempo aveva sospeso il commento al Vangelo per dedicarsi ai dieci commenti alla Prima lettera di Giovanni, che noi prenderemo in esame al termine del percorso sul Vangelo. Inizia il suo intervento facendo una sintesi dei primi suoi 12 trattati, ipotizzandone l’utilità sia per quanti erano sempre stati presenti sia per gli assenti. Concentra l’attenzione su Cristo, Uomo Dio, venuto a noi nell’umiltà. Lui è la Verità e la Via alla Verità. In quanto Dio è la Verità. In quanto uomo è la Via: “Attraverso Cristo uomo vieni a Cristo Dio” (“Per Christum hominem ad Christum Deum”). I suoi attributi sono innumerevoli: è fonte, luce, pane, veste, ma è anche molte altre cose. Di Lui tutto si può dire, benché nulla sia del tutto adeguato (“Nihil digne dicitur de Deo”). Se tale è Cristo, Lui solo va amato, non i fautori di scismi: “Considerate che amare un uomo al posto di Cristo è un adulterio. Siate casti, amate lo Sposo”. Il riferimento va ai Donatisti, che si erano appropriati del nome di Chiesa, sottraendo a Cristo la sua Chiesa, cioè la sua Sposa. La Sposa di Cristo! Costituita da diverse membra: “Alcuni sono coniugati, altre coniugate; altri vedovi senza cercare nuove nozze; altre vedove senza cercare nuove nozze; altre hanno votato la loro verginità a Dio. Diverse sono le mansioni, ma tutti sono una sola vergine. Dov’è questa verginità? Non nel corpo… Qual è la verginità della mente? La fede integra, la solida speranza, la sincera carità” (“Integra fides, solida spes, sincera caritas”). Fede, speranza, carità! Ma al di sopra di tutto la carità, che sta a fondamento dell’unità nella Chiesa: “Tenete pertanto l’unità, fratelli miei. Fuori dalla carità anche chi fa miracoli non è che un nulla. Se dicessimo di essere qualche cosa e non avremo dato gloria a Lui, saremmo degli adulteri. Vorremmo essere amati noi, non lo Sposo”. Conclude il suo intervento con un vibrante appello ad amare Cristo. In Cristo poi viene amato Agostino e si amano i fedeli nella reciprocità. Ma solo in Cristo: “Amare Cristo e noi in Lui. In Lui anche voi siete amati da noi. Le membra si amino a vicenda. Ma tutte vivano sotto il Capo”. Da notare come Agostino impernia la sua predicazione sulla cristologia e, in generale, sulla teologia, non sulla sola sociologia, che illumina con la Verità e non considera come una realtà a sé stante. Con ciò, Agostino non solo non annoiava gli ascoltatori, ma li infervorava.
Mons. Giuseppe Zenti
Vescovo emerito di Verona
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