L’inscindibile amore a Cristo e alla Chiesa
Solo l’amore che unisce alla Chiesa dimostra la fede e l’amore nei confronti di Cristo. Non è possibile scindere l’amore a Cristo dall’amore alla Chiesa. Per questo, mentre Agostino non si sazia mai di parlare della carità, della verità e dell’unità, esorta, con la forza di una incoercibile passione a tenere saldi l’unità della Chiesa, Cristo, la carità e a non lasciarsi strappare dal corpo della Chiesa.
Solo l’amore che unisce alla Chiesa dimostra la fede e l’amore nei confronti di Cristo. Non è possibile scindere l’amore a Cristo dall’amore alla Chiesa. Per questo, mentre Agostino non si sazia mai di parlare della carità, della verità e dell’unità, esorta, con la forza di una incoercibile passione a tenere saldi l’unità della Chiesa, Cristo, la carità e a non lasciarsi strappare dal corpo della Chiesa. Perciò, con la consueta arditezza, Agostino non teme di affermare che quando le membra si amano reciprocamente, amano Cristo o, per essere più precisi, “ci sarà un solo Cristo che ama se stesso”. L’amore al capo o alle membra è interscambiabile: “I figli di Dio sono il corpo dell’unico Figlio di Dio. E poiché lui è il capo e noi ne siamo le membra, uno solo è il Figlio di Dio. Perciò chi ama i figli di Dio, ama il Figlio di Dio. E chi ama il Figlio di Dio, ama il Padre. E nessuno può amare il Padre se non ama il Figlio. E chi ama il Figlio, ama anche i figli di Dio. E chi sono i figli di Dio? Le membra del Figlio di Dio. E nell’amarli anche lui diventa membro. E per mezzo dell’amore entra a far parte della compagine del corpo di Cristo. E sarà un solo Cristo che ama se stesso. Non può pertanto essere diviso l’amore. Scegliti che cosa amare. Il resto ne viene di conseguenza. Se infatti ami il capo ami anche le membra. Se poi non ami le membra, non ami neppure il capo”.
La carità fraterna, espressa nel dono di ciò che si è e di ciò che si ha ad uno che è carente di quel bene, è garanzia di unità fra le membra della Chiesa: “Certamente sono mendicanti coloro ai quali fai l’elemosina; i mendicanti si trovano nel bisogno. Ma se sono mendicanti coloro che fanno la professione di chiedere l’elemosina, nella sventura anch’essi hanno qualche cosa da donarsi reciprocamente. Uno non può camminare: chi è in grado di camminare mette i suoi piedi a disposizione dello zoppo. Colui che ha buona vista, mette i suoi occhi a disposizione del cieco. E chi è giovane e sano, mette le sue forze a disposizione del vecchio e dell’ammalato; lo porta: uno è nel bisogno, l’altro è ricco. Talora si può trovare anche un ricco che è povero, e dal povero viene offerto qualche cosa a lui. Viene, ad esempio, uno al fiume, tanto più delicato di salute quanto più è ricco. Non è capace di attraversarlo. Se si spogliasse per attraversarlo, prenderebbe un colpo di freddo, si ammalerebbe, morirebbe. S’avvicina un povero, più allenato con il corpo. Trasporta il ricco: fa l’elemosina nei confronti del ricco. Perciò non ritenete poveri soltanto coloro che non hanno denaro. In che cosa uno sia povero, vedilo tu dove, poiché forse tu sei ricco nei suoi confronti, in ciò in cui egli è povero, e tu hai di che prestargli aiuto. Forse metti a disposizione le tue membra, ed è di più che se tu mettessi a disposizione il denaro. Uno ha bisogno di un consiglio, e tu ne hai davvero la capacità: lui è povero riguardo al consiglio, tu ne sei ricco. Ecco tu non ne soffri e non ne hai la minima perdita. Dai un consiglio e hai offerto un’elemosina. In questo momento, fratelli miei, mentre parliamo, voi siete come dei poveri nei nostri confronti. E poiché Dio si è degnato di farcene dono, noi ve ne diamo. Tutti da lui riceviamo, poiché è il solo ricco. In tal modo, pertanto, il corpo di Cristo si tiene saldo. Vogliatevi bene così, amatevi così. Non siate premurosi solo per voi stessi, ma badate ai bisognosi che ci sono attorno a voi”.