Condiscepoli di Agostino
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Non separarsi dal corpo di Cristo che è la Chiesa

Quanto Agostino fosse preoccupato dell’unità della Chiesa lo si constata in moltissime sue opere. Era per lui un pensiero fisso, mentre il Donatismo stava dividendo la Chiesa, con ricadute anche sui cattolici...

Non separarsi dal corpo di Cristo che è la Chiesa

Quanto Agostino fosse preoccupato dell’unità della Chiesa lo si constata in moltissime sue opere. Era per lui un pensiero fisso, mentre il Donatismo stava dividendo la Chiesa, con ricadute anche sui cattolici. Tale unità ha il suo sacramento proprio nell’Eucaristia. Già nel trattato precedente lo aveva dichiarato, affermando che l’Eucaristia è il segno sacramentale dell’unità. Nel trattato 27 ricorda ai suoi fedeli di Ippona che il segno dell’aver mangiato e bevuto nella fede l’Eucaristia è dato dal fatto che l’Eucaristia abita in noi, facendoci vivere come membra vive unite al suo corpo che è la Chiesa: “Per questo ci ha insegnato e ammonito con mistiche parole che siamo nel suo corpo sotto lo stesso capo, uniti alle sue membra, mangiando la sua carne e non abbandonando la sua unità”. Ecco perché Agostino insiste: “Rimaniamo in Lui, dal momento che siamo sue membra. Egli rimane in noi in quanto siamo il suo tempio. Ma al fine di essere sue membra, ci compagina l’unità”. Se di fatto il rimanere in Cristo Eucaristia ci compagina nell’unità, quale ne è l’anima, cioè la forza propulsiva? L’amore: “Al fine di essere compaginati nell’unità, chi lo fa se non l’amore?”. L’unità della Chiesa va, dunque, cercata e amata: “Vengono dette queste cose, affinché amiamo l’unità e temiamo la separazione”. Agostino conosceva quanto lo scisma donatista aveva devastato la Chiesa africana. E si è adoperato in tutti i modi per convincere i donatisti a far ritorno alla Chiesa cattolica. Ha combattuto e ha sofferto. Unitamente ai suoi cristiani. Era persuaso, infatti, che ogni scisma costituisce una ferita mortale all’integrità del corpo di Cristo che è la Chiesa. Di qui il suo potente aforisma: “Di niente, infatti, il cristiano deve avere terrore quanto di essere separato dal corpo di Cristo” (“Nihil enim debet formidare christianus quam separari a corpore Christi”). E prosegue con una osservazione che Agostino ha ripetuto infinite volte: “Se, infatti, è separato dal corpo di Cristo, non è un suo membro, e di conseguenza non viene animato dal suo Spirito”. Del resto, Agostino, riprendendo il testo di Giovanni, precisa il fatto che fin dal tempo di Gesù qualcuno lo avrebbe avversato: “Uno di voi è un diavolo” (Gv 6,71). A questo punto ci sorprende un fatto, osserva Agostino: “Questo è lo stile di Dio: come gli iniqui usano male dei beni di Dio, così, al contrario, Dio usa bene delle opere malvage degli uomini iniqui”. In effetti, osserva, Dio si è servito persino del tradimento di Giuda per realizzare la salvezza del genere umano! Si servirà, dunque, anche dello scisma donatista per purificare la Chiesa cattolica.

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