Condiscepoli di Agostino
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Il dono del cristianesimo all’umanesimo umano integrale

La riflessione emersa al Simposio dei laici con il Vescovo di Verona mons. Giuseppe Zenti.

La seconda area di riflessione proposta al Simposio dei Laici sabato 17 ottobre riguardava “L’umanesimo umano integrale”, quell’umanesimo cioè che considera l’uomo come un insieme armonioso di molteplici facoltà imperniate sull’io personale. I due gruppi che hanno elaborato l’argomento erano coordinati da Claudio Bolcato e da Gabriella Zanferrari.
Questi i tratti principali emersi dal confronto dialogico di gruppo. L’uomo condivide alcuni elementi con ogni essere vivente, botanico o zoologico. Tuttavia gode di peculiarità che lo specificano e contraddistinguono rispetto ad ogni altro essere vivente, mentre segnalano le proprietà specifiche che accomunano ogni uomo ad ogni altro uomo. Ciò che lo caratterizza è anzitutto il fatto di essere una persona, un io personale, unico e originale, aperto per natura alle relazioni, prime fra tutte la relazione sponsale e genitoriale, segnato nella sua identità al maschile o al femminile, la cui vita è sacra dal concepimento all’ultimo respiro naturale.
Rispetto ad ogni altro essere vivente si specifica per le risorse di cui, pur con diversità di dosaggio, è arricchito: la mente capace di verità e di creatività; la volontà capace di bene e di amore; la libertà capace di compiere scelte responsabili; l’autocoscienza capace di far tenere presente in permanenza la totalità della propria persona come in un monitoraggio costante; la coscienza etica capace di valutare la corrispondenza dell’agire con le norme universali e con le ricadute del proprio agire sul sociale, nel segno della responsabilità nei confronti della collettività; l’apertura congenita alla trascendenza e al mistero di Dio e, in Lui, dell’uomo. L’uomo si caratterizza inoltre per essere un essere in ricerca; un essere dagli infiniti interrogativi, a cominciare da quelli esistenziali, e dai dubbi assillanti; un ricercatore insaziabile della felicità; un essere per la gratuità dell’amore e della solidarietà...
Queste ed altre caratteristiche dell’essere umano costituiscono il suo patrimonio identitario specifico e il comune denominatore, su cui gli Stati creano piattaforme valoriali condivisibili che esprimono nell’assetto giuridico e, a monte, nella propria Costituzione. La Dichiarazione dei diritti dell’uomo dell’Onu, ad esempio, ne è una documentazione significativa. Ciò significa che sull’umanesimo umano integrale l’umanità è in grado di edificarsi in società globalizzata civile, garante dei diritti fondamentali di tutti e di ognuno. L’umanesimo umano integrale sempre più consapevolmente accolto e rafforzato nelle coscienze dei cittadini è base sicura di una storia di civiltà avanzata. Di questo umanesimo sono espressioni, spesso di alto profilo, le opere di letteratura e di filosofia di ogni derivazione. Si potrebbe concludere affermando che «l’umanesimo è connaturale alla natura umana e che in questa nostra epoca è proprio l’umanesimo ad essere entrato in crisi».
Va da sé che il confronto con l’umanesimo postumano è complesso e faticoso, soprattutto per la forte disomogeneità di valori da condividere e per il fatto che il postumanesimo è una degenerazione proprio dell’umanesimo umano integrale, di cui ha mutato radicalmente il concetto di persona, fondamento dell’umanesimo umano integrale, in concetto di individuo assoluto, senza radici e senza valenze relazionali, che è il perno attorno al quale ruota la logica del postumanesimo. Tutt’al più, per un confronto dialogico potrà contare sulle incoerenze di chi si ispira al postumanesimo, mentre per una condivisione esistenziale nel segno dell’impegno sociale e della solidarietà in specie, potrà contare sui tratti di umanità, di sensibilità umana, che in nessun essere umano sono assenti.
È invece facilmente sintonizzabile con l’umanesimo cristiano, in quanto ha valenze particolarmente predisposte all’umanesimo cristiano. Di fatto, l’umanesimo umano condivide interamente il substrato umano con l’umanesimo cristiano e viceversa. Nulla infatti di ciò che è umano è estraneo e alieno al cristianesimo, in forza del Mistero dell’Incarnazione nel quale il Figlio di Dio ha assunto tutto l’uomo per liberarlo dalle sue fragilità e iniquità umane, effetto di degenerazione dell’umanità originaria non dominata dalla forza del peccato originale, e fargli dono di una umanità elevata, sublime, insita in Lui, l’Uomo perfetto, come l’ha definito il Concilio Vaticano II, vivendo nel quale anche al credente in Lui è possibile diventare più uomo (cf GS 41), un oltre uomo, potremmo dire, in quanto figlio di Dio nel Figlio, davvero “quasi un dio” (cf Salmo 8). Nell’Uomo perfetto, al cristiano è dato di trovare soluzione persino a problematiche esistenziali di senso, lasciate insolute dall’umanesimo umano integrale.

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