Non c’è umanesimo cristiano senza pace

Sappiamo bene quanta importanza abbia rivestito nella predicazione di Gesù e nell’insegnamento della Chiesa il comandamento che ci invita a essere “costruttori di pace”. In piena fedeltà a questo dettato, papa Francesco ha fatto del tema della pace uno dei motivi fondamentali del suo pontificato; in effetti, le contingenze storiche che il mondo sta attualmente vivendo sembrano mettere sempre più a repentaglio la possibilità di una convivenza pacifica tra i popoli, per cui la costruzione di una società umana pacificata sta diventando un compito sempre più essenziale.
Il veronese Sergio Paronetto, dal 2009 vicepresidente di Pax Christi Italia, ha dedicato il suo impegno a concretizzare percorsi di educazione alla pace, soprattutto all’interno della scuola, ove ha operato per quarant’anni. Recentemente egli ha pubblicato un libro in cui, ripercorrendo cinquant’anni di storia civile e religiosa, a partire dal Concilio Vaticano II per giungere fino all’attuale pontificato, cerca di cogliere nel magistero petrino la proposta di una teologia nonviolenta, che pone su ogni azione di pace un sigillo particolare, volto a indicare una nuova frontiera dell’umanità, nella quale la pace non è solo assenza di conflitti ma affermazione di un mondo in cui la fraternità è legge della convivenza.
Nella prefazione, mons. Giovanni Ricchiuti, vescovo di Altamura-Gravina-Acquaviva delle Fonti e presidente di Pax Christi Italia, presenta il libro come un prezioso contributo al cammino che la Chiesa italiana sta compiendo in vista del V Convegno ecclesiale nazionale di Firenze intitolato “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Il merito del volume è, secondo Ricchiuti, quello di saper armonizzare l’umanesimo cristiano con la realizzazione della pace che sempre i popoli hanno desiderato. Paronetto ripercorre il magistero dei pontefici che si sono avvicendati a partire dagli anni del Vaticano II, ma altresì non tralascia l’insegnamento di alcuni grandi Padri della Chiesa e neppure l’esempio di testimoni contemporanei che hanno offerto segni concreti di pacificazione. L’autore sottolinea il contenuto profetico dell’enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII, quando, in piena guerra fredda, mentre incombeva la minaccia di un conflitto atomico, il Papa bergamasco si rivolse a tutto il mondo affermando che la pace è la gloria di Dio. Durante la guerra del Vietnam, il 4 ottobre del 1965, Paolo VI fece risuonare davanti ai membri dell’Onu la voce della Chiesa, ribadendo paternamente ma fermamente il valore della fratellanza umana. Consapevole che l’edificazione della pace è un compito ineludibile, il Papa bresciano affermò che l’Onu aveva offerto un contributo fondamentale quando aveva ribadito il valore della ragione, del dialogo, della giustizia e del diritto: erano queste le basi per la convivenza umana, alle quali i popoli non avrebbero più dovuto rinunciare. Giovanni Paolo II indicò nella pace il bene supremo. Risuona ancora nelle orecchie di quanti ne furono testimoni il grido «mai più la guerra!» che il santo Papa polacco proferì a più riprese: egli aveva definito i conflitti armati come una spirale di lutti e di violenza e una minaccia per tutte le creature. Papa Francesco ha addirittura parlato di una Terza Guerra mondiale in atto, seppur «a pezzi», e in occasione della visita al sacrario militare di Redipuglia l’ha giudicata «una follia», scagliandosi contro i «pianificatori del terrore», gli «organizzatori dello scontro», gli «imprenditori di armi», gli «affaristi della guerra!».
Ricordando il forte appello del Papa alla dignità umana trascendente, Paronetto scrive: “Promozione della democrazia. Società inclusiva e relazionale. Umanesimo della pace. Questo è l’impegno che Francesco affida all’Europa”.