Poca Bibbia e tanti effetti speciali
Exodus - Dei e re
(Usa/Uk/Spagna, 2014)
regia: Ridley Scott
con: Christian Bale, Joel Edgerton, John Turturro, Ben Kingsley, Sigourney Weaver
durata: 150 min.
giudizio Cnvf: consigliabile/semplice
Fra tutte le storie della Bibbia, che come si nota sempre in questi casi rimane una delle fonti principali per gli sceneggiatori cinematografici, quella dell’Esodo è certamente la più adatta ad essere messa in scena in termini spettacolari. Non a caso Cecil B. De Mille, non il più grande regista della storia del cinema, ma il regista di film che erano sempre grossi e ridondanti e rimbombanti, produsse per ben due volte I dieci comandamenti: la prima nel 1923, ancora all’epoca del muto, con Theodore Jr. Roberts nei panni di Mosè, ruolo ricoperto poi da Charlton Heston nella seconda versione di De Mille, quella famosissima del 1956. Non si contano poi le versioni televisive e quelle del cinema di animazione.
Torna a provarci Ridley Scott, regista di sicura esperienza e con un passato che ha dato nuovo impulso di sicuro al cinema di fantascienza, col primo Alien e con Blade Runner, e con molti altri film di non ottima riuscita.
La storia è talmente nota da non necessitare di alcuna sinossi. Mosè è Christian Bale, Ramses è Joel Edgerton. Ci sono evidenti limiti sia nella ricostruzione storica che in quella più propriamente biblica: a partire dalla scelta di aver dato al Dio che incontra Mosè e gli affida le tavole della legge le sembianze di un bambino. Ma è del tutto evidente che Scott ha fatto in partenza una scelta diversa da quella di una fedeltà al testo e allo spirito originari. Qui siamo di fronte alla costruzione di una specie di adattamento in terra egizia dell’antagonismo che opponeva il gladiatore interpretato da Russel Crow all’imperatore Commodo, nel film più celebre del recente Ridley Scott, dal quale egli stesso sembra non essere più capace di uscire. Da un lato Exodus-Dei e re, è questo; dall’altro è una quasi perfetta macchina spettacolare che coglie tutte le occasioni offerte dall’intreccio di partenza (le scene di massa; le piaghe inviate per punire il Faraone che non intende liberare il popolo ebreo dalla schiavitù; l’apertura delle acque del Mar Rosso e così via) per usare senza risparmio il grande schermo e gli effetti speciali e dare il via a una girandola di emozioni visive, quasi mai di grande profondità psicologica, ma di una certa qual efficacia.
Chi si aspettasse un’esegesi convincente, rimarrebbe deluso. Chi avesse la voglia di passare due ore e mezza davanti a uno spettacolo epidermico ma in qualche modo avvincente, non avrebbe buttato l’opportunità.