Una fiction su Oriana Fallaci che non convince sin dal titolo
Fa sempre la televisione italiana propone al grande pubblico le biografie dei cittadini illustri giungendo così a vantare un repertorio quanto mai ricco e variegato. Miss Fallaci si aggiunge a questa lunghissima fila raccontando la vita davvero avventurosa della giornalista Oriana Fallaci.

Fa sempre la televisione italiana propone al grande pubblico le biografie dei cittadini illustri giungendo così a vantare un repertorio quanto mai ricco e variegato. Miss Fallaci si aggiunge a questa lunghissima fila raccontando la vita davvero avventurosa della giornalista Oriana Fallaci. Le otto puntate ora in onda fanno parte della prima serie di un ciclo che dovrebbe raccontare in più riprese l’intero arco dell’esistenza di questa professionista fuori dal coro, tenace e anticonformista, spentasi quasi vent’anni fa. A prestarle il volto, almeno nella narrazione della fase iniziale della vita, è stata chiamata Miriam Leone (nella foto) che con il suo sguardo dolce e i toni aggraziati che le sono connaturali con più difficoltà riesce a risultare credibile nell’interpretare la giornalista di origini toscane celebre per il carattere spigoloso, irruente e sempre combattivo. Infatti ciò che immediatamente giunge alla memoria quando si cita il nome della Fallaci, è proprio il suo voler andare fino in fondo, con un tono diretto e aspro, nella conversazione per riuscire a tirare fuori dalla persona intervistata ciò che non vorrebbe mai dire agli altri.
La fiction mostra come la giornalista seppe farsi strada in un campo dove tanti l’avrebbero relegata a occuparsi di argomenti di secondo piano, mentre a lei interessava entrare nel vivo della politica giungendo perfino, lei donna occidentale che si definiva non credente, ad avere un colloquio con Khomeini, intransigente leader musulmano iraniano.
La scenografia un po’ da rotocalco predisposta dalla regia di Luca Ribuoli se da una parte permette al telespettatore di conoscere meglio lo spirito dell’epoca, dall’altra forse sarebbe piaciuta poco alla giornalista che non amava i fronzoli o i convenevoli. Questa serie, inoltre, coltiva l’intento di mostrare anche il lato privato di quella grande reporter, segnato dall’amore, dalla sofferenza e dalle forti provocazioni come ad esempio quelle esposte nel suo libro Lettera a un bambino mai nato del 1975, pubblicato in piena propaganda abortista. Maurizio Lastrico, che ha iniziato la carriera come comico e poi ha interpretato ruoli leggeri, fatica a mostrarsi verosimile nella parte di innamorato della Fallaci. Il titolo, poi, attribuito alla giornalista appare piuttosto strano pensando alla sua vita e diventa cifra di una fiction che, sebbene meno agiografica rispetto a tanti altri sceneggiati della stessa natura, si rivela non pienamente riuscita per raccontare la vita chi non voleva affatto venire considerata con un appellativo convenzionale.
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