Vince al botteghino, ma per la critica...
Blade Runner 2049
(Usa, 2017)
Regia: Denis Villeneuve
Con: Ryan Gosling, Harrison Ford, Ana de Armas, Jared Leto, Robin Wright, Sylvia Hoeks
Durata: 163’
Valutazione Cnvf: consigliabile/problematico/dibattiti
Può essere che per Ridley Scott il futuro riservi, come per ognuno di noi, qualche incertezza o preoccupazione, ma certamente fra queste non ci sarà quella relativa alla situazione economica.
Se anche i suoi film – ma non accade mai – fossero dei flop al botteghino, il regista inglese avrebbe comunque messo in cassaforte due garanzie per la vecchiaia. Una è quella relativa alla serie degli Alien, che magari zoppica un po’, come nel recente Alien Covenant, ma che non manca agli incassi. L’altra è ora quella di Blade Runner.
Quando nel 1982 uscì il film diretto dallo stesso Scott e tratto dal racconto di Philip K. Dick, in molti, e con buona ragione, apprezzarono la svolta innovativa data alla fantascienza cinematografica.
Molti anni dopo, con possibilità tecnologiche molto diverse, Scott, nelle vesti di produttore, affida la regia a Denis Villeneuve, che già aveva dato buona prova nel genere con Arrival (2016) e la sceneggiatura a Hampton Fancher e Michael Green.
Il primo Blade Runner era ambientato nel 2019. Siamo quindi trent’anni dopo le vicende che là si narravano. C’è un giovane cacciatore di replicanti Nexus ribelli, l’agente K (Ryan Gosling) che scopre durante una delle sue indagini che forse gli esseri artificiali creati a scopi industriali e di sfruttamento possono riprodursi come gli esseri umani. Da questo spunto iniziale partirà un viaggio attraverso desolati panorami postatomici, durante il quale incontreremo insieme al protagonista supercattivi come il Neander Wallace interpretato da Jared Leto e una vecchia conoscenza come Rick Deckard, il cacciatore di androidi al quale ancora una volta dà volto e credibilità Harrison Ford.
Mai come in un film di questo tipo si apprezza il fatto strutturale che il cinema sia arte prodotta da gruppi di lavoro creativi. Vanno quindi ricordate la fotografia di Roger Deankins, il montaggio di Joe Walker, la scenografia di Dennis Gassner, le musiche di Hans Zimmer.
Forse, come tutti gli avvenimenti troppo e troppo a lungo attesi, rimane un pizzico di delusione. Alcune costruzioni visive sono magnifiche, ma la durata è un poco eccessiva. Le prove recitative sono tutte all’altezza, ma gli interrogativi esistenzial-filosofici inseriti nel racconto sono a volte posticci.
Blade Runner 2049 sarebbe stato un ottimo film d’avventura, se non lo si fosse voluto caricare di troppi significati non sempre risolti. Come un corpo artificiale al quale volessimo attribuire caratteristiche troppo umane, che non sarebbe in grado di reggere.