Cinema
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L’ultima settimana della Callas in un’opera elegante e raffinata

Maria
(Germania-Usa-Uae-Italia, 2024)
Regia: Pablo Larraín
Con: Angelina Jolie, Alba Rohrwacher, Pierfrancesco Favino
Durata: 123 minuti
Valutazione Commissione film Cei: consigliabile/poetico/problematico/dibattiti

Parole chiave: Maria (19), Film (112), Cinema (106)
L’ultima settimana della Callas  in un’opera elegante e raffinata

Una settimana di settembre, a Parigi, nel 1977. Ma non una settimana qualsiasi: è l’ultima settimana di vita della Divina, la Callas. Una delle più grandi cantanti liriche del secolo scorso, dalla voce divenuta leggendaria per la perfezione e la bellezza. Perfezione e bellezza che, però, sembrano essere una condanna per lei stessa: a soli 53 anni, mentalmente instabile e dipendente da farmaci, vorrebbe cantare per sé stessa allo stesso modo in cui cantava nei teatri più rinomati al mondo, ma non riesce più. La narrazione che Larraín realizza su pellicola, pur non scostandosi molto dai canoni del genere biografico, riesce a raccontare al pubblico non soltanto i momenti salienti della vita della Divina, ma anche alcuni frammenti della sua anima tormentata.
La suddivisione della storia in atti, così come tutte le opere teatrali, scandisce la successione dei giorni e dei ricordi che fanno capolino nella mente di Maria durante le attività quotidiane in casa e nelle sue passeggiate sulle strade parigine. Momenti in bianco e nero, scene delle opere teatrali che prendono vita e una troupe televisiva immaginaria intenta a intervistarla tolgono ogni linearità narrativa non perché consegnano al caos la storia, ma perché restituiscono al pubblico quanto di contorto c’è nella mente e nel cuore dell’artista di origine greca. Non manca, chiaramente, la figura di Aristotele Onassis, il grande amore che sedusse e abbandonò la Callas.
Fuori da ogni dubbio, però, la scena è dominata in assoluto dalla bravissima Angelina Jolie, nei panni di Maria; da Pierfrancesco Favino, interprete del maggiordomo Ferruccio; e Alba Rohrwacher, la domestica Bruna. La prima, in particolare, tanto per la sua immedesimazione quanto per la sua bellezza occupa sempre la scena quando presente: forse fin troppo bella rispetto alla vera Callas. La scelta registica, d’altra parte, di utilizzare registrazioni della voce della Divina per tutti i brani lirici portati sullo schermo permette allo spettatore di sentire con le proprie orecchie la perfezione vocale cui era giunto il celebre soprano: la scelta del playback con le registrazioni originali, visto lo spessore del personaggio di cui si sta raccontando la storia, risulta quindi la scelta più saggia.
La direzione della fotografia di Ed Lachman conferisce al tutto come una patina particolare: le numerose riprese con la camera a mano, le tinte molto calde dei paesaggi, l’effetto quasi sgranato nei momenti delle interviste immaginarie… quasi fa sembrare che il film sia contemporaneo alla storia.
Elegante e raffinato, quasi solenne ma senza fronzoli: un ritratto in celluloide capace di emozionare.

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L’ultima settimana della Callas in un’opera elegante e raffinata
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