C’è stato un momento che era sembrato irresistibile: attaccava sempre, un successo dietro l’altro, la considerazione generale alle stelle. Nulla gli sembrava precluso, da “soldatino” che era poteva diventare una star. Poi, d’un colpo, non gliene è riuscita più una. Per sbattersi si sbatte, non si risparmia mai, le prova tutte ma proprio tutte: ma adesso non c’è ciambella che gli riesca col buco. Al momento decisivo, flop. E dalle stelle che vedeva, rischia oggi di respirare la polvere. Ora la sua squadra medita pure di scaricarlo, fa quasi pena, il povero Piotek (cosa avevate capito?).
Soprattutto, mi ha colpito il fatto che quello diceva ai suoi: io mi dimetto. E nessuno fiatava. Guardate che mi dimetto, eh? E non un sussurro. Ok, allora mi dimetto e sono tutti cavoli vostri. E nemmeno un bah dai “colleghi”, nessuno che abbia almeno fatto finta di trattenerlo, neanche un “pensaci bene” uscito da una sola bocca. Compagni di partito che poi hanno trattenuto svenimenti e moti di stizza quando, per vendetta, ha concluso: al posto mio, Vito Crimi. Vista la situazione, ha poi fatto sapere che si dimette sì, ma non è detto che in futuro… Vorrà assestare il colpo di grazia?
Resta con noi, non ci lasciar… Noooooooo, si è dimesso Luigi Di Maio. Da che cosa? Boh, ma non ci lasciare. Soprattutto non ci lasciare in balia di Vito Crimi, Barbara Lezzi (quella che vuol far chiudere la più grande acciaieria italiana perché non l’hanno fatta sottosegretaria) e soprattutto Lui, Danilo Toninelli, lo statista di Soresina. Portali via con te, cercheremo di farcene una ragione. Ah, non dimenticare Di Battista, per favore.
La toponomastica “politica” italiana si è fermata ad Aldo Moro. Abbiamo vie e piazze dedicate a De Gasperi, Nenni, Togliatti, Einaudi, Pertini fino al politico Dc pugliese. Ostracismo per Bettino Craxi, Giorgio Almirante, Amintore Fanfani, Enrico Berlinguer e altri ancora. Non ci si mette d’accordo. Craxi sconta la latitanza, Almirante l’essere stato fascista, Berlinguer il non aver cambiato il Pci in qualcosa di più riformista, Fanfani l’essere stato Fanfani, La Malfa la scarsa popolarità… L’unico su cui si dovrebbe puntare, e invece ancora non entra molto nella toponomastica, è Carlo Azeglio Ciampi. Per i politici odierni, una bella via. Da qui.
Ho perso il sonno a metà notte, avevo un sacco di pensieri: gennaio è un mese lungo e ci sono ancora tanti conti da pagare, mio figlio deve andare dal medico, l’auto ha qualche problema, c’è quel dolorino alla schiena che non mi dà tregua… Stavo quasi riaddormentandomi, quando zac! mi è venuto in mente Sanremo, e Amadeus, e le polemiche, e la rava combinata alla fava… Insomma ci ho perso il sonno definitivamente. E se stanotte mi viene a svegliare Rita Pavone?
“Corsi a casa loro. Li trovai distesi nel letto, vestiti con tuniche bianche. La mamma stringeva la mano del figlio ucciso dal cancro. Si era suicidata per stargli accanto anche nell’eternità”. Chi non ha figli non può pienamente capire perché, leggendo queste righe sul Corriere, uno si mette a piangere di prima mattina.
E dopo quella di ieri, un’altra bella notizia. Diventerà cittadina onoraria di Verona Liliana Segre, senatrice della Repubblica, donna scampata alla strage dei lager nazisti in quanto (al tempo) bambina ebrea. Testimone vivente di quell’orrore: dei 776 bambini italiani deportati nei lager nazisti, ne sopravvissero solo 25. E piace il fatto che il Consiglio comunale veronese abbia approvato questa scelta all’unanimità.
Un plauso all’imprenditore Luigi Carlon e alla sua creatura: una casa-museo a Palazzo Maffei, uno dei più belli di Piazza Erbe, dove potremo vedere circa 300 opere da lui collezionate nel corso degli anni. Un piccolo museo aperto a tutti, così da non nasconderle dentro le mura di un’abitazione privata. Una chicca in più per la nostra bella Verona.
Quando muoiono, diventano arguti, grandi professionisti, esempi per i giovani. Se stavano sugli zebedei, allora si usa l’aggettivo “controcorrente”. Ma che bravo, che penna, che stile, che coraggio! Oddio, certi libri sulle vendette di certi partigiani nel post guerra se li poteva anche evitare, il Giampaolo. Che si prese quasi un ventennio di manganellate metaforiche in testa, per aver scritto certe verità che andavano sepolte in silenzio, come quelle vittime. Riposi in pace, come loro.
Nell’Italia della denatalità, della popolazione che invecchia, delle scuole che chiudono, colpisce come un pugno allo stomaco che si pratichino nove aborti ogni ora del giorno, 80mila in un anno! Una città che sparisce, una città che potrebbe nascere. Questo ogni anno da tanti anni. E nel contempo cresce il numero di coppie che cercano figli da adottare, o che cercano qualsiasi soluzione medica per metterne al mondo. Lo so che le cose non si “compensano”, ma è impossibile “abituarsi” a una cosa simile.