Silvia di Svezia, regina vivente a cui è dedicato l’8 agosto
“Io sono un signore e signori si nasce ed io, modestamente, lo nacqui!” diceva il barone Zazà (interpretato da Totò in Signori si nasce, 1960) quando veniva cacciato per morosità dal circolo...
“Io sono un signore e signori si nasce ed io, modestamente, lo nacqui!” diceva il barone Zazà (interpretato da Totò in Signori si nasce, 1960) quando veniva cacciato per morosità dal circolo. Una frase ripresa in tante circostanze e da varie persone come spunto ironico o per sottolineare una – presunta – superiorità di sangue o di animo. A ricordarci come la vera nobiltà non sia questione di discendenza o di soldi, ci pensa anche la Giornata che vuole onorare, da vivente, la regina Silvia di Svezia (8 agosto). Se è già singolare che si celebri un eroe nazionale o la persona al potere (spesso smascherandone un aspetto dittatoriale), ancor più strano che dentro e fuori i confini svedesi si voglia celebrare la regina consorte in un giorno che tra l’altro non è il suo compleanno (visto che è nata il 23 dicembre). La sua storia e le sue scelte ci forniscono, però, alcune motivazioni. Nasce da una famiglia tedesca borghese nel 1943 a Heidelberg, che oggi è conosciuta come centro industriale e sede della più antica università della Germania (fondata nel 1386), ma che all’epoca era soprattutto una delle roccaforti del nazismo. Al termine del secondo conflitto mondiale, insieme alla famiglia fu migrante in Brasile, terra nativa della mamma, dato che il padre – lo ha scoperto anche lei solo recentemente – era troppo invischiato con il vecchio regime. Silvia sia in Sud America sia al suo ritorno in patria studiò per essere interprete, divenne hostess e trovò stabilità lavorativa presso il consolato argentino a Monaco. In occasione delle Olimpiadi che proprio in Baviera furono ospitate nel 1972, conobbe Carlo Gustavo, nipote del re di Svezia e principe ereditario, dato che il padre era morto quando aveva un anno. Il loro fidanzamento non poté convolare facilmente a nozze, perché aveva quasi tre anni più di lui ma soprattutto per l’opposizione di re Gustavo VI Adolfo, che si rifaceva ad un’antica regola (non scritta) che, se un membro della famiglia regale voleva sposare una comune cittadina, doveva rinunciare ai suoi diritti sul trono. Proprio alla morte del re (15 settembre 1973) salì al trono il nipote sotto il nome di Carlo XVI Gustavo. Il 19 giugno 1976 Silvia e Carlo si sposarono: era quasi due secoli che non convolava a nozze un monarca regnante. Diventata regina, è stata moglie fedele (secondo i maligni non ricambiata), madre premurosa (tre figli, tra cui la principessa ereditaria Vittoria, oggi 44 anni), impeccabile nel suo ruolo di rappresentanza, ma soprattutto si è fatta apprezzare per l’attenzione ai più deboli. Attiva in oltre trenta associazioni di volontariato, è membro fondatore dell’Organizzazione mondiale per i bambini (1999) e a lei sono legate la “Casa Silvia” (che si occupa di cura della demenza senile), il “Fondo dell’Anniversario della Regina Silvia” (a favore dei bambini disabili), il “Fondo del Matrimonio della Famiglia Reale” (per i giovani sportivi disabili). È inoltre membro onorario della Mentor Foundation, che si batte contro la droga.
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