Qui di eccezionale c'è solo la noi
La televisione ormai si sta trasformando in una grande scuola dove si può apprendere o dimostrare di essere pronti per i mestieri più svariati: dal pasticciere al ballerino. Su La7 con Eccezionale veramente, ultimo figlio della grande madre dei talent, scorrono in un’interminabile galleria, lunga 12 puntate, ben 160 aspiranti comici.
La televisione ormai si sta trasformando in una grande scuola dove si può apprendere o dimostrare di essere pronti per i mestieri più svariati: dal pasticciere al ballerino. Su La7 con Eccezionale veramente, ultimo figlio della grande madre dei talent, scorrono in un’interminabile galleria, lunga 12 puntate, ben 160 aspiranti comici. A reggere con brio questi spettacoli, più che le nuove leve delle più diverse professioni, sono i giudici, generalmente personaggi di seconda categoria che esprimono il meglio di sé nel criticare talora con malvagità i concorrenti per creare ad arte bagarre e litigi per futili motivi. Più che professori sembrano benpensanti che dalla loro comoda panchina criticano e giudicano per passatempo i passanti che camminano per strada. In questo appuntamento a sedere nel banco degli esaminatori sono Paolo Ruffini, volto noto di Colorado; Diego Abantatuono, protagonista del film di trent’anni fa a cui si rifà il titolo del programma; e Selvaggia Lucarelli, promossa tuttologa dalla danza al cabaret, onnipresente quanto altrettanto odiosa in tutte le trasmissioni del genere.
Gli aspiranti comici mostrano tutta la loro inesperienza e a qualcuno si potrebbe a buon diritto consigliare di non intraprendere la carriera nell’arte di far ridere. Programmi con questo format hanno tutti un inevitabile richiamo alla celebre Corrida di Corrado, dove, però, nessuno dei partecipanti coltivava aspirazioni artistiche.
Gabriele Cirilli, chiamato in causa da conoscitore del settore della comicità, più che presentatore pare il bidello della scuola che mal riesce a mettere insieme alunni così disparati e insegnanti tanto indispettiti. Il suo mestiere è far ridere, mentre da conduttore fa piangere.
Molti critici hanno pesantemente stroncato questo nuovo appuntamento come inadeguato a una platea televisiva. Nel contesto in cui va in onda, il programma non stona affatto, neppure con i tanti talk show politici trasmessi quasi tutte le sere sulla stessa rete. Cambiano i temi ma gli attori si somigliano, tutti recitano a soggetto. In perenne scarsità d’idee geniali ci si accontenta dei provini dei principianti e di qualche schermaglia costruita sul nulla per tirare tardi e spendere il meno possibile. Meglio che questi comici si esibiscano per il pubblico della televisione comodamente seduto sul divano, piuttosto che in teatro, dove oltre a pagare un biglietto, quando si è stufi si deve anche scomodare il vicino per uscire dalla platea. Da casa, almeno, se non c’è nulla d’eccezionale basta solo schiacciare i pulsanti del telecomando.