L’arte di far sorridere non si improvvisa
Il nuovo appuntamento della seconda serata di Rai 2, Battute?, pur avendo nel titolo un punto interrogativo, in realtà nasconde una certezza. Si tratta, infatti, dell’ennesima trasmissione catalogabile sotto il genere talent...
Il nuovo appuntamento della seconda serata di Rai 2, Battute?, pur avendo nel titolo un punto interrogativo, in realtà nasconde una certezza. Si tratta, infatti, dell’ennesima trasmissione catalogabile sotto il genere talent, che in questo caso mira a scoprire i possibili futuri comici. Capitanati da Riccardo Rossi, popolare attore di fiction che ha preso il timone del programma all’ultimo momento, una dozzina di persone appaiono per la prima volta in tv sperando che questo sia il passo iniziale di una promettente carriera. Mentre il conduttore annuncia con tono serio le notizie del giorno, spetta a questi aspiranti artisti lanciare all’istante una battuta comica o un commento incisivo e graffiante a quanto appena sentito. L’esperimento però non è riuscito. Sono, infatti, più le volte in cui l’ispirazione del momento ha ottenuto risultati deludenti, piuttosto di quelle in cui il pubblico si sia mosso spontaneamente all’applauso. Il lungo tavolo attorno al quale sono seduti il presentatore e i comici in erba fa assomigliare il programma a una riunione di redazione, dove il capo e i suoi collaboratori cercano titoli accattivanti per gli articoli del giornale. Le risate del conduttore alle battute sono molto spesso forzate, i suoi giudizi – anche quelli negativi – sempre un po’ generici e morsicati. Le luci dello studio danno poi il senso di un ambiente chiuso che più che favorire nuovi e frizzanti lampi di genio, aiuta invece ad addormentare le possibili intuizioni capaci di mettere alla berlina il lato buffo delle notizie oppure di commentare in modo caustico un fatto. L’arte dell’improvvisazione, infatti, è alquanto difficile e solo i comici ricchi di esperienza riescono a essere convincenti quando essa viene imposta come legge dello spettacolo. Più che radunare insieme tutte queste persone desiderose di far ridere il pubblico con le loro fulminee intuizioni comiche, sarebbe stato meglio dare a ciascuna di loro un piccolo spazio dove potersi esprimersi al meglio. A segnalare quanto sia stata azzeccata l’arguzia appena detta, all’interno del lungo tavolo che diventa anche palcoscenico, è inserito un piccolo pianoforte che in base all’intensità del suono emesso sottolinea il gradimento o meno a quanto appena espresso. All’interrogativo posto dal titolo si potrebbe rispondere: “Meglio ragionarle che improvvisarle”.
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