Nuova luce sulla dura realtà delle carceri minorili
Non è la prima volta che una serie televisiva si occupa di carceri minorili. Mare fuori, ultima produzione per la regia di Elia Carmine, s’inserisce a pieno titolo in un filone che ha già affrontato le dinamiche e soprattutto i contrasti che albergano negli Istituti di pena riservati agli adolescenti.
Non è la prima volta che una serie televisiva si occupa di carceri minorili. Mare fuori, ultima produzione per la regia di Elia Carmine, s’inserisce a pieno titolo in un filone che ha già affrontato le dinamiche e soprattutto i contrasti che albergano negli Istituti di pena riservati agli adolescenti. Questo piccolo microcosmo, ambientato a Napoli, è diviso in due, secondo un classico schema. Da una parte vi sono “le guardie”, gli agenti di polizia penitenziaria e gli educatori con le loro incomprensioni e debolezze ma che mirano a rieducare gli ospiti della casa circondariale; e dall’altra “i ladri” che hanno già sperimentato grandi difficoltà nella loro vita segnata da sbagli madornali. In questo filone s’inseriscono anche le tensioni dovute alla diversa provenienza o condizione sociale, come pure la rivalità tra maschi e femmine.
Nelle prime puntate a prevalere è soprattutto lo sconforto, il senso d’impotenza, la violenza spesso anche fisica che la fa da padrona in quel carcere, tuttavia già si possono intravedere dei piccoli segni di cambiamento e di fiducia nel futuro che si spera potranno arrivare a maturazione negli ultimi episodi dei dodici previsti. Giustamente questo prodotto televisivo è mandato in onda su Rai 2 perché tante dinamiche dei personaggi non sono immediatamente adatte a una visione familiare. Anche se naturalmente romanzato, lo spaccato della condizione giovanile presentata in questa serie documenta una situazione ancor oggi alquanto dura e complicata. Solo l’alleanza tra educatori al loro interno e con i ragazzi permetterà di vedere realizzati i percorsi educativi di recupero che sono stati avviati. La maggior parte del cast è formato da giovani attori alle prime armi, accompagnati da due artisti già noti al grande pubblico: Carolina Crescentini e Carmen Recano, già visti in altre fiction di successo. La spontaneità e la freschezza, per quanto all’interno di una sceneggiatura difficile, riescono a convincere della bravura di questi giovani al loro debutto sul piccolo schermo. Proprio questa inesperienza, con qualche atteggiamento di posa forse un po’ troppo accentuato, permette loro di immedesimarsi nei coetanei già segnati dal crimine. Il tema della carcerazione per i minorenni è sicuramente alquanto complesso e passibile anche di prese di posizione controverse.
Il pregio di questa serie, allora, più che la trama, è aver acceso ancora una volta i riflettori su una realtà che immediatamente si avverte come innaturale e preoccupante.
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