Quelle opere che si occupano del cuore
Fabio Rosini
Solo l’amore crea
Edizioni San Paolo
Cinisello Balsamo (MI) 2016
Pag. 201 - Euro 9,90
«Solo l’amore crea!». Il grido levato da padre Massimiliano Kolbe, poco prima di morire ad Auschwitz, diventa il titolo di un’opera nata nel solco di quell’amore “urlato”. Vissuto sulla propria pelle. Meditato. Coltivato. E infine condiviso. Si trova questo tra le pagine di don Fabio Rosini (sottotitolo Le opere di misericordia spirituale) editate da San Paolo, con prefazione dell’arcivescovo di Bologna, Matteo Zuppi.
Voce nota a tanti quella del sacerdote della diocesi di Roma, ospite di vari programmi tv in cui porta la testimonianza di uomo toccato dalla Misericordia in prima persona, nonché ideatore di itinerari biblici particolarmente divulgativi, come quello – seguitissimo soprattutto dai giovani – sui Dieci Comandamenti. Una voce intinta nel calamaio della vita evangelica e restituita in una scrittura “diretta, esigente, chiara da essere abrasiva – dice Zuppi –, tenera da farsi sentire dolcemente capiti nel profondo, senza sconti e compromessi, come l’amore di Dio”.
Nessun tedioso catechismo affiora da questo snocciolamento delle opere di misericordia spirituale – “che si occupano del cuore”, sottolinea Rosini –, ma solo i frutti maturi di una esperienza cristiana viva e diretta.
Con spunti pratici, l’autore ci accompagna dunque nel senso di concetti apparentemente inafferrabili. Spiegandoci che perdonare le offese, ad esempio, non significa “rimozione forzata” del torto ricevuto, “perché la ferita resta comunque presente”. Né “edulcorare il fatto con vano buonismo (sindrome della crocerossina)”, atteggiamento destinato a esplodere nella rabbia. Per un autentico perdono occorre partire dal Padre, “ripartendo cioè dalla necessità primaria di essere perdonati”.
Di fronte al dolore, queste opere possono addirittura soccorrerci. Ma occhio ai surrogati! “La Misericordia non è un sentimento di pietà o un’accoglienza esercitata in balia dei nostri umori. In essa c’è molta Parola di Dio e tanta umanità. La Misericordia è un atto, una sapienza, una cura, frutto di una relazione con l’altro. Che nasce solo dalla relazione con Dio”. Si impernia sul come, non sul cosa. Perché “solo l’amore dà forma meravigliosa a tutto ciò che compiamo. E l’amore non deriva dalla pancia piena o dal comfort, bensì dallo spiffero amaro dei nostri limiti, che se non ci opponiamo, diventa una porta aperta per farci amare deboli e poi aprire gli occhi sulla debolezza altrui, sentendone il peso”.
Allora sorge la premura, da debole a debole. E il verticale si replica nell’orizzontale: Dio cerca la nostra povertà e la ama. E la nostra povertà, amata, diventa misericordia verso gli altri.
Ecco il vero punto di arrivo. “Se non viviamo la (nella) misericordia, possiamo dare tutti i nostri beni ai poveri, ma restiamo di fatto fermi. Ogni azione, come ci ricorda San Paolo, resta un mero culto della propria immagine”.
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