Confesserò al Signore le mie iniquità. Non rifiutarmi la tua Misericordia
Numerosi Salmi fanno riferimento alla Misericordia di Dio anche se la parola Misericordia non è esplicitata. È il caso del Salmo 32, uno dei sette Salmi penitenziali. Dopo aver affermato, sulla base della sua personale esperienza, che chi sperimenta il perdono di Dio è davvero beato, il Salmista confida il suo stato di prostrazione interiore e di angoscia causato dai suoi peccati. Perciò si decide a mettere davanti allo sguardo di Dio il suo peccato e a confessargli le sue iniquità. Dato questo suo atto di umiltà percepisce che “tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato” (Sal 32,5).
Numerosi Salmi fanno riferimento alla Misericordia di Dio anche se la parola Misericordia non è esplicitata. È il caso del Salmo 32, uno dei sette Salmi penitenziali. Dopo aver affermato, sulla base della sua personale esperienza, che chi sperimenta il perdono di Dio è davvero beato, il Salmista confida il suo stato di prostrazione interiore e di angoscia causato dai suoi peccati. Perciò si decide a mettere davanti allo sguardo di Dio il suo peccato e a confessargli le sue iniquità. Dato questo suo atto di umiltà percepisce che “tu hai tolto la mia colpa e il mio peccato” (Sal 32,5). Aggiunge un ulteriore attributo di Dio nei confronti del fedele che ha confessato i suoi peccati: “Tu sei il mio rifugio, mi liberi dall’angoscia” (Sal 32,7).
A questo punto, consapevole del perdono ricevuto e della gioia conseguente, si fa missionario evangelizzatore della Misericordia di Dio per convincere i peccatori a far ritorno a Dio. Lontano da Dio non c’è felicità. A quanti si sono allontanati da Dio esprime i propri suggerimenti, i propri consigli. Anzitutto di non essere testardi come i muli. E in secondo luogo di non voler vivere da malvagi, nei dolori che si autoprocurano in quanto malvagi. Al contrario, i giusti e i retti di cuore potranno esultare e gioire.
E andiamo al Salmo 40. Un grande Salmo per il suo contenuto messianico, ripreso dalla Lettera agli Ebrei che lo ha letto in chiave esplicitamente messianica (cf Eb 10,5). Ecco il testo famoso: “Sacrificio e offerta non gradisci. Gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco io vengo». Nel rotolo del libro di me è scritto di fare la tua volontà: questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo” (Sal 40,7-8). Eppure anche questo Salmo fa appello alla Misericordia di Dio: “Non rifiutarmi, Signore, la tua Misericordia” (Sal 40,12). Perché il Salmista fa appello alla Misericordia di Dio? In quale condizione si trova? Il Salmo inizia con la consapevolezza che Dio, nel quale il Salmista ha confidato, ha dato ascolto al suo grido di aiuto. Ne aveva bisogno, poiché si era trovato in “un pozzo di acque tumultuose”, nel “fango della palude”. Dunque in una condizione esasperata di vita. Da questa situazione Dio ha messo i piedi del Salmista sulla roccia. Al Salmista, che ha sperimentato l’intervento di Dio come Misericordia, non resta che proclamare la felicità di chi ha posto la sua fiducia in Dio e non si volge ad adorare gli idoli. E il Salmista si concede una sosta di contemplazione, da estasiato, delle meravigliose opere di Dio in favore dell’uomo. Di conseguenza, mette tutta la sua vita a servizio dell’annuncio di tali opere di Dio. A questo punto si inserisce il tratto messianico. Ma poi prosegue nell’esprimere la sua missione di annunciare la giustizia, la verità, la salvezza, l’amore e la fedeltà di Dio nella grande assemblea. Ma ancora una volta passano nella memoria del Salmista, come nubi minacciose sull’orizzonte, la serie dei suoi peccati che lo opprimono. E allora: “Vieni presto in mio aiuto” (Sal 40,14). Al peso dei peccati aggiunge la sofferenza in cui lo condannano i suoi nemici che godono della sua rovina. Ma il Salmista, sorretto dalla fede, riconosce in tutto la grandezza di Dio. Lo invoca dunque ancora una volta perché affretti il suo intervento: “Tu sei mio aiuto e mio liberatore: mio Dio, non tardare” (Sal 40,18).