La lotta con la dislessia di Andrea Delogu
Andrea Delogu
Dove finiscono le parole.
Storia semiseria di una dislessica
Rai libri - Roma 2019
pp. 232 - euro 17
Ce la fareste a leggere in modo fluente una pagina zeppa di parole interrotte o storpiate, buttate lì con un ordine sbagliato e incomprensibile? Ce la fareste ad affrontare testi scritti ogni giorno, sentendovi ingiustamente stupidi davanti agli sguardi impazienti degli altri e gestendo una frustrazione crescente?
Benvenuti nel mondo della dislessia. Un disturbo che non è una malattia, bensì una caratteristica dell’individuo, come la miopia. Troppo a lungo scambiata per svogliatezza o sbadataggine. Liquidata con un perentorio “suo figlio è intelligente ma non si applica”. Lo sa bene Andrea Delogu, frizzante e amata conduttrice radiotelevisiva, che ha raccolto la sua esperienza nel libro autobiografico Dove finiscono le parole. «Vent’anni fa ero una dislessica quando la dislessia non esisteva», racconta.
Scritte appositamente con caratteri ad alta leggibilità, per favorire chi ha un disturbo specifico dell’apprendimento (Dsa), queste pagine daranno una mano all’Aid, l’associazione italiana dislessia, che offre sostegno a bambini, genitori e insegnanti in tutta Italia. Oggi sono oltre 250mila gli studenti con diagnosi di Dsa nelle scuole italiane; migliaia gli adulti dislessici che non sanno nemmeno di esserlo.
“La dislessia, soprattutto non diagnosticata come nel mio caso, è un disagio latente, difficile da comunicare e spiegare a chi non lo sperimenta sulla propria pelle – chiarisce Delogu –. Demoralizzarsi è la strada più facile; quella che invece ho percorso io, grazie al sostegno dei miei genitori, amici e compagni, è la via del coraggio: sapevo che per me era tutto più faticoso, ma ci tenevo troppo ad andare avanti e quindi non ho mollato”.
Anche quando ha presentato il suo libro nel Veronese, qualche mese fa, Andrea Delogu ha incoraggiato i dislessici a uscire allo scoperto, vincendo la paura di essere etichettati o di non sentirsi abbastanza bravi. Lei ce l’ha fatta: ha gestito diverse frustrazioni – a cominciare dal confondere le parole mucca e mamma, in prima elementare – ma poi ha fatto pace con le lettere, coronando pure il sogno di lavorare in quella tv che tanto l’aveva aiutata a memorizzare i concetti scolastici (con i documentari di storia) o a parlare un italiano fluente (guardando le trasmissioni di Corrado, ad esempio). Il piccolo schermo e i film le sono serviti come strumenti compensativi quando ancora non esistevano; poi è stato l’avvento di internet a darle una mano notevole.
Oggi, per fortuna, ci sono mappe concettuali, registratori, sintesi vocale e altri strumenti tecnologici riconosciuti di diritto agli studenti dis. Un aiuto per vivere in maniera meno traumatica la scuola e la lettura. “Ragazzi, pretendete pazienza e abbiate come primo obiettivo la vostra serenità – li sprona Delogu –: non dovete stare al passo con gli altri e ricordatevi che per fortuna non siamo tutti uguali”.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento