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Il testamento di Sammy

Sammy Basso (1° dicembre 1995 – 5 ottobre 2024) ha lasciato un testamento spirituale letto durante i funerali. Il biologo e attivista affetto da Progeria, consegna in questo modo alcuni “segreti” per una vita bella...

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Il testamento di Sammy

Sammy Basso (1° dicembre 1995 – 5 ottobre 2024) ha lasciato un testamento spirituale letto durante i funerali. Il biologo e attivista affetto da Progeria, consegna in questo modo alcuni “segreti” per una vita bella.
Il primo è che si può vivere felicemente, da “semplice uomo, con i momenti di gioia e i momenti difficili, con la voglia di fare bene, riuscendoci a volte e a volte fallendo miseramente” pure nella situazione di una malattia, che “ha influenzato molto la mia vita quotidiana e, non ultime, le mie scelte”, ma che risulta essere “una parte piccolissima di quello che sono”.
Altro segreto di Basso è riconoscere pure i propri sbagli e avere la delicatezza di ammettere che il suo sogno fanciullesco “di diventare una persona di cui si parlasse nei libri di scuola, una persona che fosse degna di essere ricordata ai posteri, una persona che, come i grandi del passato, quando la si nomina, lo si fa con reverenza”, si è rivelato con gli anni come un atto di egoismo, quello “di chi semplicemente vuole sentirsi di più degli altri”, mentre “Dio non ama chi fa le cose per sé”. Cercare la gloria personale è “il più stupido desiderio che si possa avere” oltre che “una cosa passeggera”, mentre “l’amore che si crea nella vita è eterno, poiché Dio solo è eterno, e l’amore ci viene da Dio”.
Tra le righe aggiunge un’ulteriore frase, significativa oggi più che mai: “Il mondo è buono se sappiamo dove guardare!”. Per lui questo non vuol dire che necessariamente ci siano dei lati belli in quelli bui, ma che anche in questi ultimi possiamo “agire sulla retta via, sopportando, e, per amore degli altri, trasformare un evento negativo in uno positivo”.
Una lunga parte del suo testamento è, poi, dedicata alla morte: è quella che porta ogni persona all’azione nel momento opportuno perché “non c’è sempre un domani” e che per un cristiano “è l’unico modo per vivere realmente, è l’unico modo per tornare finalmente alla casa del Padre”.
Questo sguardo verso la morte parte dalla fede: “Devo tutta la mia vita a Dio, ogni cosa bella. La Fede mi ha accompagnato e non sarei quello che sono senza la mia Fede. Lui ha cambiato la mia vita, l’ha raccolta, ne ha fatto qualcosa di straordinario, e lo ha fatto nella semplicità della mia vita quotidiana”.

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