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L’esempio che attrae il dono

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori, ma anche di donatori. Se i primi tre elementi sono un motto tradizionale, ad aggiungere il quarto sono i dati forniti dall’Istituto nazionale donazione in occasione del recente Giorno del dono...

Parole chiave: Editoriale (407), Luca Passarini (100), Giorno del dono (1)
L’esempio che attrae il dono

Italiani popolo di santi, poeti e navigatori, ma anche di donatori. Se i primi tre elementi sono un motto tradizionale, ad aggiungere il quarto sono i dati forniti dall’Istituto nazionale donazione in occasione del recente Giorno del dono. Dal settimo rapporto annuale “Noi doniamo” emerge come il desiderio di donare degli italiani rimanga forte, pur in un contesto economico e sociale difficile. Nello specifico, si assiste a una costante e graduale ripresa dal 2022 ad oggi; infatti, dopo l’impennata del 2020 in epoca di pandemia, vi era stata una flessione nel 2021. Mettendo insieme dati e fonti differenti si evince come gli italiani abbiano una diffusa cultura solidale e siano anche oggi disponibili alla donazione di denaro, di tempo, ma anche di sangue e simili. Si calcola che siano più di 5 milioni gli italiani a dedicare qualcosa alla collettività, con un aumento del numero dei giovani coinvolti.
Entrando più nello specifico, secondo l’Istat sta leggermente diminuendo il numero di concittadini che fanno donazioni formali di denaro ad associazioni (pur rimanendo sopra l’11%) ma stanno crescendo (+ 5%) quelle informali, ovvero che non transitano attraverso enti non profit, soprattutto tra i giovani. Immaginando un “esemplare medio”, si tratta in generale di un maschio, adulto (tra i 45 e i 74 anni), residente al Nord, laureato, con un buon impiego, che si impegna in settori come sport e cultura.
Molti esperti, pur elogiando questi aspetti, evidenziano come ci sia bisogno ora di un salto di qualità, per un dono che sia più in linea con un contesto sociale mutato e che sia di vera partecipazione ovvero con azioni sinergiche rispetto a enti e istituzioni per costruire una società più equa, inclusiva e coesa. Alcuni, infatti, sottolineano come un problema siano proprio realtà del Terzo settore che non sanno attrarre i giovani, non si sanno innovare e non hanno un modo adeguato di comunicare chi sono e cosa fanno.
In particolare, Ivan Nissoli, presidente dell’Istituto Italiano della Donazione, in occasione di questo speciale Giorno ha ricordato due elementi importanti che fanno la differenza: sensibilizzare attraverso il racconto di quello che si compie; far vedere che quello che viene dato; realizzare ciò che si promette.

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