Editoriale
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Per un’Europa ri-strutturata

Mancano tre settimane al voto che porterà al rinnovo del Parlamento europeo. Per non farci sopraffare dalla sfiducia nei confronti di una realtà percepita lontana, in mano a burocrati e tecnocrati, e per votare con cognizione di causa avremmo bisogno in questa campagna elettorale di sentire non solo slogan bensì qualche idea, un programma che indichi prospettive valide e lungimiranti tali da poter rinfocolare la speranza sul futuro dell’Unione Europea.

Parole chiave: Editoriale (407), Alberto Margoni (64), Elezioni (36), Europa (32)

Mancano tre settimane al voto che porterà al rinnovo del Parlamento europeo. Per non farci sopraffare dalla sfiducia nei confronti di una realtà percepita lontana, in mano a burocrati e tecnocrati, e per votare con cognizione di causa avremmo bisogno in questa campagna elettorale di sentire non solo slogan bensì qualche idea, un programma che indichi prospettive valide e lungimiranti tali da poter rinfocolare la speranza sul futuro dell’Unione Europea.
Il rischio infatti è che il voto del 26 maggio resti soltanto una questione interna al nostro Paese, l’occasione per una resa dei conti tra le due componenti del governo gialloverde (Lega e 5 Stelle) e per un riposizionamento dei partiti a livello nazionale. Sarebbe come se la finale di Champions League venisse letta soltanto nell’ottica del calciomercato per la prossima Serie A, in un riduzionismo nel quale noi italiani, attenti come siamo al nostro orticello, risultiamo campioni indiscussi.
Invece l’Europa è e rimane una grande opportunità da sviluppare e far crescere, con responsabilità. Certamente le insidie non mancano e sono quelle che, all’interno dei 28 Paesi (attendendo l’esito della Brexit) che compongono l’Unione, derivano da partiti populisti e sovranisti abili a cavalcare e fomentare il malcontento attribuendo all’Ue – e quindi a fattori esterni al proprio Paese – la responsabilità di tutto ciò che non va, in una versione aggiornata del detto “piove, governo ladro!”. Facile prevedere che possano aumentare nel nuovo Europarlamento i seggi occupati da quanti – per assurdo – vorrebbero disgregare l’Unione Europea, anziché contribuire fattivamente con la propria attività legislativa a fare in modo che possa svilupparsi in maniera migliore la casa comune di 500 milioni di persone.
Ma anche sul fronte esterno le cose non vanno meglio, trovandosi l’Europa ad essere vaso di coccio tra Cina, Stati Uniti e Russia che, pur essendo propugnatori di progetti autonomi e contrapposti, vedono nel Vecchio Continente un concorrente debole da eliminare o quantomeno da assoggettare alle propria visione. Alla nuova leadership dell’Unione spetta il compito di rispondere a queste sfide perché l’Europa, superando divisioni e strumentalizzazioni politiche, torni ad essere protagonista sullo scenario internazionale, operando per il bene comune dei suoi abitanti.
Insomma, l’appuntamento elettorale è troppo importante per ridurlo al duello finale del confronto divenuto ormai stucchevole tra Salvini e Di Maio.

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