L’antropocentrismo e la crisi ecologica
Come si è visto nell’articolo precedente, l’ecologia viene messa in crisi dalla tecnoscienza idolatrata. Ma il Papa nella sua enciclica Laudato si’ è convinto che anche una certa cultura sull’uomo abbia una notevole ricaduta sulla crisi dell’ecologia. Si tratta del fenomeno culturale che l’enciclica definisce “antropocentrismo”...
Come si è visto nell’articolo precedente, l’ecologia viene messa in crisi dalla tecnoscienza idolatrata. Ma il Papa nella sua enciclica Laudato si’ è convinto che anche una certa cultura sull’uomo abbia una notevole ricaduta sulla crisi dell’ecologia. Si tratta del fenomeno culturale che l’enciclica definisce “antropocentrismo”. Se di fatto l’uomo è posto al centro di tutto e tutto si fa dipendere da lui, dalle sue valutazioni e dalle sue decisioni, indipendentemente da riferimenti inequivoci all’etica e, a monte, a Dio stesso, la natura è costantemente esposta a tirannie da parte dell’uomo. Concretamente, l’uomo deve essere consapevole che “la terra è stata data da Dio all’uomo […]; ma l’uomo è stato donato a se stesso da Dio” (115). L’attuale antropocentrismo, di matrice individualista (l’assolutizzazione dell’individuo) mina alla base i legami sociali. L’uomo sta rincorrendo il “sogno prometeico” di dominatore del mondo, mentre Dio l’ha creato perché ne fosse l’amministratore responsabile (cf 116). Purtroppo l’uomo appare insensibile e disinteressato di fronte ai danni provocati alla natura. Del resto ha questo atteggiamento nei confronti dei poveri, dell’embrione umano, dei disabili. Di fatto l’uomo vuole sostituirsi a Dio e in tal modo provoca anche la ribellione della natura (cf 117).
E così si assiste ad una allucinante schizofrenia: da una parte si esalta e si idolatra la tecnoscienza, dall’altra si “nega ogni peculiare valore all’essere umano” (118). Di conseguenza: “Non c’è ecologia senza una adeguata antropologia. Quando la persona umana viene considerata solo un essere in più tra gli altri, che deriva dal gioco del caso o da un determinismo fisico, si corre il rischio che si affievolisca nelle persone la coscienza della responsabilità” (ivi).
Il rapporto corretto con la natura passa attraverso il rispetto delle persone umane, nella relazione di “apertura ad un tu”, tant’è vero che la crisi ecologica è un emergere o una manifestazione esterna della crisi etica, culturale e spirituale (cf 119), di cui l’aborto è uno dei più preoccupanti fenomeni (cf 120).
Il senso dell’antropocentrismo viene ulteriormente chiarito dall’enciclica quando focalizza il fenomeno del “relativismo pratico, ancora più pericoloso di quello dottrinale” (122). Se di fatto l’uomo pone se stesso al centro di tutto e pretende di essere la misura di tutto, “finisce per dare priorità assoluta ai suoi interessi contingenti, […] tutto diventa irrilevante se non serve ai propri interessi immediati” (ivi). Ne consegue una infinita serie di aberrazioni: lavori forzati, sfruttamento sessuale dei bambini, abbandono degli anziani, lo svicolo delle leggi del mercato da ogni forma di etica, la tratta degli esseri umani, la criminalità organizzata, il narcotraffico, l’acquisto degli organi dei poveri, lo scarto dei bambini, secondo la logica dell’“usa e getta” (cf 123).