I cambiamenti sono doverosi e possibili
Dopo aver focalizzato gli ostacoli, e le loro conseguenze, alla spiritualità ecologica, papa Francesco apre lo scenario delle possibilità reali alla sua attuabilità: “Non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, […] di intraprendere nuove strade verso la vera libertà” (Ls 205). Con l’aiuto di Dio, ovviamente, il quale “continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori”.
Dopo aver focalizzato gli ostacoli, e le loro conseguenze, alla spiritualità ecologica, papa Francesco apre lo scenario delle possibilità reali alla sua attuabilità: “Non tutto è perduto, perché gli esseri umani, capaci di degradarsi fino all’estremo, possono anche superarsi, ritornare a scegliere il bene e rigenerarsi, […] di intraprendere nuove strade verso la vera libertà” (Ls 205). Con l’aiuto di Dio, ovviamente, il quale “continua ad incoraggiare dal profondo dei nostri cuori”.
Certo, non vi è nulla di spontaneo e magico. Addirittura il Papa suggerisce di “arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere politico, economico e sociale” (Ls 206), tenendo conto di quanto gli stessi cambiamenti di stile e di esigenze di acquisto da parte della gente può condizionare le imprese volte al profitto (cfr ivi). Al fine però di far crescere e maturare una spiritualità ecologica occorre sviluppare “una coscienza universale che la renda possibile” (Ls 207). La stessa Carta della Terra, firmata all’Aja nel giugno del 2000, ed esplicitamente citata dall’Enciclica, esprime il seguente auspicio: “Possa la nostra epoca essere ricordata per il risveglio di una nuova riverenza per la vita, per la risolutezza nel raggiungere la sostenibilità, per l’accelerazione della lotta per la giustizia e la pace, e per la gioiosa celebrazione della vita” (ivi). Parole nobili, ma accantonate e dimenticate dagli stessi firmatari.
Al fondo della questione sta la decisione di uscire dal sistema dell’autoreferenzialità individualista per sentirsi più responsabili degli altri: “Senza di essa non si riconoscono le altre creature nel loro valore proprio, non interessa prendersi cura di qualcosa a vantaggio degli altri, manca la capacità di porsi dei limiti per evitare la sofferenza o il degrado di ciò che ci circonda. L’atteggiamento fondamentale di auto-trascendersi, infrangendo la coscienza isolata e l’autoreferenzialità, è la radice che rende possibile ogni cura per gli altri e per l’ambiente” (Ls 208).
Tuttavia, osserva il Papa, non basta avere “coscienza della gravità della crisi culturale ed ecologica, [essa] deve tradursi in nuove abitudini” (Ls 209). In effetti è difficile liberarsi dal fascino del consumismo, benché si sia coscienti che non dà soluzioni agli interrogativi esistenziali. Persino i giovani, molto sensibili all’ecologia, di fatto sono schiavi della cultura del consumismo (cfr ivi). Ne consegue la necessità di una educazione nei loro confronti, una vera e propria “sfida educativa”. Certo, occorre andare alle radici del problema che include una seria “critica dei miti della modernità basati sulla ragione strumentale (individualismo, progresso indefinito, concorrenza, consumismo, mercato senza regole)” (Ls 210). Nello stesso tempo, il Papa insiste su un nuovo “equilibrio ecologico, quello interiore con se stessi, quello solidale con gli altri, quello naturale con tutti gli esseri viventi, quello spirituale con Dio” (ivi). Proprio l’ecologia spirituale con Dio sta all’origine di un’etica dell’ecologia in generale.