Condiscepoli di Agostino
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I Salmi nella vita di Agostino

Da quando Agostino ebbe la possibilità di entrare nel mondo dei Salmi, grazie ai commenti fatti da sant’Ambrogio durante il suo catecumenato a Milano, e di commuoversi nell’ascoltarli...

Parole chiave: Sant'Agostino (190), Salmi (7), Esposizioni (2)

Da quando Agostino ebbe la possibilità di entrare nel mondo dei Salmi, grazie ai commenti fatti da sant’Ambrogio durante il suo catecumenato a Milano, e di commuoversi nell’ascoltarli, come narra nelle sue Confessioni, non se ne staccò più. Ne fece la struttura della sua preghiera quotidiana, dentro la quale rileggeva la sua vita, fecondandola, e la vita dei suoi fedeli. Gli erano diventati familiari. E, per esprimerci con un termine a lui caro, li ruminava a lungo, cogliendone il messaggio profondo. Per questo seppe tradurli in modo efficace al suo pubblico, assai vario, ma sempre affascinato e interessato, nell’intento di farli entrare nel circuito della fede, che tutto misura sull’eterno.

Per Agostino i Salmi sono luce per la vita quotidiana, non voli pindarici o tematiche teoretiche da accademia. Sono il respiro della preghiera quotidiana, non solo sua, ma del cristiano in genere, adatti ad accompagnare, come un sottofondo musicale da giubilo, la sua vita spirituale. Per questo, esortava anche i fedeli a “ruminare”, cioè a meditare, a pensare il salmo per assimilarne il contenuto di salvezza, come puntualmente ed efficacemente si era lui stesso espresso: “Ammoniamo dunque la vostra carità affinché le cose che nell’ascolto deponete nel, per così dire, ventre della vostra memoria, meditandole e ripensandole nuovamente, in un certo senso le ruminiate”.

Da pastore d’anime sensibilissimo e finissimo evangelizzatore, proprio nell’esporre ai fedeli il mistero contenuto nei versetti dei Salmi, corredandoli ampiamente di tanti altri testi biblici, li educava all’ascolto della Parola di Dio come paradigma su cui costruire la loro vita di cristiani.

Viene pertanto spontaneo osservare che, da qualunque parte si consideri l’opera intera sui Salmi, ne risulta una miniera di spiritualità anche per l’oggi.

In questo contesto, emoziona il fatto, evidenziato dal suo biografo e suo discepolo, il vescovo Possidio, che Agostino abbia voluto che la sua camera fosse tappezzata, come fosse la sua volta celeste, dall’intero salterio, che sentiva echeggiare nella sua mente e nel suo cuore come una sinfonia celestiale, fino alla morte, avvenuta il 28 agosto del 430, con Ippona sotto assedio dei Vandali. Che cosa avranno suggerito all’animo di Agostino, ormai sulla soglia dell’eternità, versetti come questi: “O Dio, Tu sei il mio Dio, dall’aurora ti cerco … Il tuo volto, Signore, io cerco… Il Signore è il mio Pastore, se anche vado per valle tenebrosa, non temo alcun male perché Tu sei con me… Mi rallegrai quando mi dissero: ‘Andremo alla casa del Signore’ (come pure gli altri salmi delle ascensioni)…”? Con gli occhi, soprattutto della fede, fissi sulle pareti della sua stanza affrescata dai Salmi, si è ancora una volta ulteriormente familiarizzato con il volto di Dio, che di lì a poco, finalmente, avrebbe visto “a faccia a faccia”.

Come è accaduto a me, chiunque viene a conoscere gli scritti di Agostino, poco alla volta se ne appassiona e se ne innamora. E comprende perché di fatto Agostino è tra i rari geni dell’umanità, patrimonio dell’intera umanità, soprattutto con le sue due trilogie: Le Confessioni, La Città di Dio, La Trinità; i Trattati sul Vangelo di Giovanni e sulla sua prima Lettera, i Discorsi, le Esposizioni sui Salmi. È davvero un dono della Provvidenza avere lui come nostro condiscepolo, per dirla con le sue stesse parole, all’unica scuola di vita dell’unico Maestro, Gesù Cristo, la cui cattedra è in cielo.

Non possiamo non essere grati ad Agostino, per averci fatti partecipi della “sinfonia con cui Dio stesso si è adeguatamente lodato”, ispirando agli autori sacri la composizione dei Salmi, che egli stesso ha ascoltato in profondità, ha pregato, ha pensato, ha ruminato, ha assimilato, ha vissuto; e che ha fatto vibrare, pari suo, nel cuore dei suoi ascoltatori.

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