Condiscepoli di Agostino
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Commento al Salmo 103

Sintesi del commento di sant’Agostino al Salmo 103: I Salmi sono intessuti di misteri. Occorre ricercare insieme il loro senso allegorico, cioè spirituale...

Parole chiave: Esposizione sui Salmi (3), Sant'Agostino (190)

Sintesi del commento di sant’Agostino al Salmo 103: I Salmi sono intessuti di misteri. Occorre ricercare insieme il loro senso allegorico, cioè spirituale. Attraverso il Salmo sentiamo il bisogno di benedire Dio per gli infiniti suoi doni distribuiti nella creazione e in ogni persona umana. Non scoraggiamoci se nei salmi troviamo delle espressioni difficili e persino assurde. In esse lo Spirito Santo che le ha ispirate ha voluto nascondere dei significati profondi, non immediatamente percepibili. Per questo non bisogna scoraggiarci, ma dopo averli “mangiati” cioè assunti, occorre “ruminarli”, come in genere tutta la Parola di Dio, al fine di viverne i valori spirituali. E di certo, Dio corona la buona volontà di ascoltarli, mangiarli e ruminarli, donandoci la grazia di viverli; soprattutto ricompensa ciò che, sotto lo stimolo della Parola di Dio, si dà ai poveri, o in denaro o in benevolenza. “Il Salmo che è stato letto, quasi per intero si intesse di figure delle cose e di misteri. È da cercare anche il suo intelletto spirituale”.
Agostino, infatti, affronta la lettura dei Salmi con criteri allegorici e spirituali, cioè simbolici. E prosegue: “‘Benedici il Signore, anima mia’. Parliamo tutti alla nostra anima, poiché l’anima di ciascuno di noi, a motivo dell’unica fede, è un’anima sola; e tutti noi, chiunque siamo credenti in Cristo, in forza dell’unità del corpo siamo un solo uomo. Benedica la nostra anima il Signore, per i tanti suoi benefici, per i molti e tanto grandi doni delle sue grazie.
Intenti a questo Salmo, troviamo questi doni, distolta la nebbia del pensiero carnale, con la mente eretta, per quanto possibile, con lo sguardo eretto per quanto possibile, con l’occhio del cuore puro, per quanto possibile, per quanto non ci acceca la cupidigia del mondo. Perché lo Spirito Santo mescola nelle cose visibili certe cose assurde, se non perché mediante ciò che non possiamo accettare alla lettera, ci costringe a cercare il loro significato spirituale? Perdonate non la vostra, ma la mia infermità del corpo. Tuttavia, vedo la vostra avidità, al punto che siete sempre pronti ad ascoltare. Ma ci sono due cose da non disprezzare. C’è da considerare l’infermità del nostro corpo e la memoria delle cose che vengono esposte. Nel frattempo, cercate di pensare alle cose che avete udito. Che cosa ho detto? Ciò che avete mangiato, ruminatelo. Digerisce, infatti, molto male colui che ascolta bene e non opera bene, perché il Signore Dio nostro non manca di pascere. È noto a tutti che dobbiamo rendere conto del pane che riceviamo e che eroghiamo. Sa assai bene la vostra Carità: non tace a noi la pagina divina, né ci adula Dio. Di certo la Parola di Dio non ha timore di nessuno. Nel giudizio di Dio non avrete nessuna scusa, se non vi sarete esercitati nelle buone opere e di ciò che avete udito non darete un congruo frutto. Frutto congruo sono le opere buone. Non disprezzare nessun supplice (cioè un povero che supplica una elemosina) e non disprezzare colui al quale non sei in grado di dare ciò che ti ha chiesto: se puoi dare, da’; se non puoi, mostrati affabile. Dio corona dentro la volontà dove non hai trovato la facoltà di donare”.

† Giuseppe Zenti
Amministratore apostolico di Verona

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