Agostino ha fatto scoprire i Salmi al suo popolo
Nella sconfinata produzione di Agostino, le Esposizioni sui Salmi occupano un posto di tutto rilievo, per voluminosità, per contenuto, per stile...
Nella sconfinata produzione di Agostino, le Esposizioni sui Salmi occupano un posto di tutto rilievo, per voluminosità, per contenuto, per stile. Si tratta del modo con cui Agostino ha spiegato i Salmi al popolo. Il suo uditorio era costituito dal popolo, più precisamente dalla plebe, fatta da contadini, pastori, pescatori, poveri, catecumeni, analfabeti, incuriositi, a cui si aggiungevano commercianti, artigiani, alcune persone colte e ricche, e persino avversari, come manichei, donatisti, pelagiani; in ogni caso, prevalentemente da persone empatiche, affezionate ad Agostino ed affascinate dalla sua predicazione, che ascoltavano volentieri, al punto da stare in piedi anche per ore, fino a perdere, Agostino e il pubblico, il senso il tempo, come nel caso in cui, essendosi l’oratore dimenticato di girare la clessidra, aveva avvertito la prolissità del tempo trascorso dal cattivo odore che nel frattempo aveva impregnato la chiesa (Cfr. Enarr. in psalmos, 72, 34), costringendolo di fatto a sospendere il commento. In quell’occasione esortò il pubblico a ritornare il giorno seguente, per proseguire fino in fondo.
Agostino riusciva ad attirare l’attenzione del pubblico con il suo stile popolare, colloquiale, interlocutorio, esortativo, ammonitore, persuasivo, con tratti poetici. Nel suo eloquio prediligeva la forma a lui congeniale della conversazione capace di intercettare e toccare le corde del cuore, del dialogo virtuale, reso particolarmente avvincente, grazie alla sua lingua vivace, arguta, esemplificativa, da retore maturo che tutto piega al contenuto. Non parlava mai in forma asettica, come ad una assemblea amorfa. Considerava e trattava i presenti come dei veri interlocutori, che anzitutto riteneva “condiscepoli alla stessa scuola, sotto un solo Maestro”. Amava, perciò, formulare lui stesso le domande che il pubblico portava in cuore e che lui, pastore sensibilissimo, sapeva intercettare, e le corredava con riflessioni di carattere spirituale, morale e pastorale, suggerite dal versetto salmodico che stava commentando. Quasi tutti i suoi interventi risultano avere il tono vivace e accattivante dell’improvvisazione, anche quando, e succedeva quasi sempre, erano state accuratamente preparate. Per essere più efficace, ricorreva assai di frequente alle esemplificazioni espunte dalla vita feriale degli uditori, che, ovviamente, diversificavano da luogo a luogo, da pubblico a pubblico; se si trovava a Cartagine, ad esempio, evocava immagini suggerite dal circo, dagli spettacoli, dal commercio; se a Ippona, le estraeva dai possibili riferimenti alla campagna, al mare, ai pascoli, all’artigianato. Va inoltre fatto osservare che tutti i suoi interventi sono intessuti di Parola di Dio, quella che in qualche modo era suggerita dai testi salmodici, che fa da canovaccio, da trama all’intero discorso. In tal modo, mentre commentava il senso spirituale, allegorico dei versetti, come preciseremo nel paragrafo successivo, faceva entrare la Parola di Dio, anzi, il firmamento panoramico della Parola di Dio, nella mente e nel cuore dei fedeli, in una sorta di scuola permanente di esegesi e di ermeneutica e, nel contempo, li educava a confrontare le proprie idee e il proprio agire morale sul parametro della Sacra Scrittura, che rileggeva in chiave di attualità, come luce per la vita cristiana. Dall’insieme, risulta uno spaccato delle usanze della vita concreta dei singoli, delle famiglie, dei monasteri, come pure della pastorale, della liturgia.
Da docente di retorica, forgiato dall’esperienza pastorale, Agostino possedeva l’arte di coinvolgere il pubblico, specialmente con il frequente ricorso ad esemplificazioni tratte dalla vita e a potenti aforismi, stuzzicandone in tal modo la curiosità, invogliandolo a fare la strada della ricerca con lui, conducendolo per mano, tenendolo sempre un po’ in sospeso, al punto da farlo reagire, in atto di accondiscendenza, con applausi o acclamazioni che interrompevano la predicazione, da cui però Agostino intercettava la volontà di vivere il messaggio così abilmente e genialmente fatto sottoscrivere.
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