Condiscepoli di Agostino
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Essere una sola cosa in Cristo che è l’Uno

Agostino prosegue la catechesi ai catecumeni, commentando loro il testo di Giovanni “Nessuno ascende in cielo se non colui che è disceso dal cielo”...

Parole chiave: Aforismi di Sant'Agostino (6)
Essere una sola cosa in Cristo che è l’Uno

Agostino prosegue la catechesi ai catecumeni, commentando loro il testo di Giovanni “Nessuno ascende in cielo se non colui che è disceso dal cielo”. II Vescovo è consapevole del fardello che pesa sulle sue spalle di pastore, ma ammonisce anche il gregge: “Ognuno porta il proprio fardello. È compito nostro parlare per non essere giudicati male; è compito vostro ascoltare e ascoltare con il cuore”. E precisa subito che “nessuno nasce dallo Spirito se non è stato umile di cuore, perché proprio l’umiltà ci fa rinascere dallo Spirito”. Del resto, anche il Figlio di Dio si è dimostrato umile nell’atto di farsi uomo. A questo punto, ma lo farà in tanti altri testi, Agostino parla delle due nascite di Cristo: “Nato da una madre, senza recedere dal Padre. Si capiscono due nascite di Cristo, una divina e una umana; una per mezzo della quale essere fatti, l’altra per mezzo della quale essere rifatti. Ambedue mirabili, quella (la generazione eterna dal Padre) senza madre, questa (l’Incarnazione) senza padre”. Il Verbo di Dio è disceso dal cielo ed è risalito al cielo con la sua umanità, che è la nostra umanità, perché tutti siamo una sola cosa in Lui che è l’Uno: “Quell’Uno sta ad indicare l’unità della Chiesa. Guai a coloro che odiano l’unità e fanno sette per essi stessi (allude ai Donatisti)! Ascoltino Colui che voleva fare di loro una sola cosa, in Uno solo, per l’Uno”. Di fatto, Cristo è morto per salvarci dal peccato e dal potere di Satana, il quale ha il potere di persuaderci a peccare ma non a costringerci: “Il diavolo sarebbe rimasto impotente, se tu non avessi acconsentito”. Di conseguenza, Agostino sollecita i catecumeni a non amare più il peccato: “Distruggi ciò che hai fatto tu (il peccato), perché Dio salvi ciò che ha fatto Lui”. Quali peccati? Quelli mortali, in primo luogo, come i delitti, gli omicidi, i furti, gli adulteri, ma anche “quei peccati che sembrano veniali, come i peccati della lingua o dei pensieri o dell’intemperanza”. E poiché anche presso i suoi fedeli, non meno che presso i cristiani del nostro tempo, ai peccati veniali non veniva dato il peso dovuto, precisa: “Se vengono trascurati, i moltissimi peccati veniali uccidono”. E per convincere gli uditori, ricorre ad un esempio, da lui spesso usato, anche con diverse modalità, quello delle gocce d’acqua: “Piccole sono le gocce che riempiono un fiume. Questo fa il fondo della nave, cioè la sentina. Il flutto irruente dell’acqua, entrando a lungo e non venendo svuotata la sentina, fa sommergere la nave”. Questo, per far comprendere la gravità di ogni peccato, anche di quelli veniali.

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