Da Cartagine a Roma
Nemmeno per Agostino la docenza fu un affare facile. A Cartagine insegnava retorica. E viveva della sua docenza e con essa manteneva la sua “famiglia”...
Nemmeno per Agostino la docenza fu un affare facile. A Cartagine insegnava retorica. E viveva della sua docenza e con essa manteneva la sua “famiglia”. Tuttavia la scolaresca era indisciplinata. E per Agostino costituiva una angoscia. Ritenne pertanto ispirazione di Dio quella di tentare l’avventura dell’insegnamento a Roma dove gli alunni erano molto disciplinati. Almeno a quanto gli era stato riferito: “Tu, Signore, hai agito nei miei confronti così da persuadermi a recarmi a Roma e lì piuttosto insegnare la disciplina (la retorica) che insegnavo a Cartagine... Quella era soprattutto la causa e praticamente la sola, poiché sentivo dire che lì gli adolescenti studiavano con maggior tranquillità e si lasciavano sedare da una più rigorosa costrizione della disciplina”.
Da Cartagine fuggì di notte, salpando alla volta di Roma, all’insaputa della madre Monica, anzi ingannandola: “Ma perché me ne andassi di lì (da Cartagine) e mi recassi là (a Roma), Tu lo sapevi, o Dio, e non lo indicavi a me né a mia madre, che atrocemente pianse me che ero partito e mi seguì fino al mare... E ho mentito a mia madre (fingendo di dover stare assieme ad un amico), e a una tal madre e me ne andai... Ma in quella notte di nascosto io sono partito, mentre lei no; è rimasta pregando e piangendo”.
Giunge a Roma. È ospite di un amico manicheo. Ma è colto da febbri: “Ed ecco vengo accolto là, con il flagello di una malattia fisica... E di ciò ella (Monica) era all’oscuro e tuttavia, pur assente, pregava per me”. Mai Agostino avrebbe potuto cancellare dalla sua mente e dal suo cuore l’immagine di sua madre di cui solo Dio raccoglieva le lacrime: “Dio delle misericordie, avresti tu disprezzato il cuore contrito e umiliato di una vedova casta e sobria, che faceva frequenti elemosine, ossequiava e serviva i tuoi santi, senza mai trascurare un sol giorno di portare l’offerta al tuo altare; lei che due volte al giorno, mattina e sera veniva alla tua chiesa senza alcuna interruzione, non per raccontare vane favole e perdersi in chiacchiericci da vecchierelle, ma per ascoltare Te nella tua parola mentre Tu ascoltavi lei nelle sue preghiere? Avresti Tu potuto disprezzare e respingere dal tuo aiuto le lacrime di lei, con le quali non Ti chiedeva oro e argento, ma la salvezza dell’anima del suo figlio, Tu, per la cui grazia era tale?”.
Ancora soggiogato dal manicheismo, benché non più vincolato, pensa alla vita morale in termini manichei: “Ancora mi sembrava che non eravamo noi a peccare, ma non so quale altra natura peccava in noi e mi dilettava il fatto che la mia superbia fosse fuori della colpa e, dopo aver fatto qualche cosa di male, non confessavo di averlo fatto io, ma amavo scusarmi mentre accusavo non so quale altra cosa che era con me ma non ero io”.
Ma intanto entra in una profonda crisi. Entra nella notte del dubbio. Non sa più quale strada porti alla Verità: “Mi era sorto anche un pensiero, che più saggi degli altri fossero i filosofi chiamati Accademici, in quanto avevano ritenuto che si debba dubitare di tutto ed avevano decretato che nulla di vero possa essere compreso dall’uomo”.
Una amara sorpresa. Agostino si stava facendo un nome. Era riuscito a raccogliere alla sua scuola numerosi alunni. Ma, come d’abitudine per ogni altro docente, quando giungeva il momento di pagare, gli alunni si dileguavano e il docente rimaneva senza stipendio: “Con diligenza avevo dunque cominciato a darmi da fare, ragione per la quale ero venuto, per insegnare a Roma l’arte della retorica e dapprima avevo cominciato a radunarne in casa alcuni, ai quali e grazie ai quali avevo cominciato a farmi conoscere. Ed ecco vengo a sapere altri fatti che accadono a Roma, che non subivo in Africa. Infatti mi fu manifesto in realtà che non c’era lì l’indisciplina degli adolescenti scapestrati: ‘Ma all’improvviso’, dicono, ‘per non dare la paga al maestro, molti adolescenti si mettono d’accordo, e si trasferiscono da un altro’”.
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