Agostino in cerca di felicità e verità con gli amici
Agostino fu liberato dalle paure di prestare fede alle verità della dottrina cattolica presentate da Ambrogio grazie alla scoperta che praticamente quasi tutto nella vita è fede, espressione di fiducia: crediamo ai genitori, al medico; crediamo esistenti luoghi mai visti, notizie solo riportate e senza questa fede la nostra vita sarebbe paralizzata...
Agostino fu liberato dalle paure di prestare fede alle verità della dottrina cattolica presentate da Ambrogio grazie alla scoperta che praticamente quasi tutto nella vita è fede, espressione di fiducia: crediamo ai genitori, al medico; crediamo esistenti luoghi mai visti, notizie solo riportate e senza questa fede la nostra vita sarebbe paralizzata. Ora, proprio per scoprire verità che la ragione da sola è incapace di intercettare, Dio ha affidato all’uomo le Sacre Scritture, sulla cui autorità è autorizzato a credere realtà altrimenti non conoscibili. Pur immerso come era nei suoi sentimenti arruffati, “avido di onore, di guadagni, di matrimonio”, non gli riusciva di sentirsi felice. In una via di Milano trovò casualmente un povero mendicante. Ubriaco. Almeno all’apparenza, allegro. Ne fece parola con gli amici e con loro a lungo discusse sulle cause della gioia e sul senso della felicità. Certo non era vera felicità quella del mendicante procurata da una sbornia. Ma, osserva Agostino, almeno “quel mendicante in quella medesima notte avrebbe smaltito la sua ubriachezza, mentre io, dopo aver dormito, mi sarei alzato con la mia, e mi sarei di nuovo addormentato e rialzato con essa, chissà per quanti giorni”. In questo stato d’animo, Agostino non riusciva nemmeno a gustare le fortune che gli capitavano tra mano, al pensiero che, appena accolte, sarebbero svanite.
A Milano godeva dell’amicizia soprattutto di Alipio e di Nebridio, vecchi amici incontrati a Cartagine. Di loro nelle Confessioni ha tracciato un profilo. Di Alipio, ad esempio, ricorda la sfrenata passione, una sorta di voluttà, come viene definita, per il circo, da cui Agostino riuscì, a fatica, a liberarlo. Eppure era di indole buona e mite. Uomo integerrimo, anche in presenza di minacce da parte di persone potenti. Alla ricerca, lui pure, di una strada di vita da seguire. Un altro grande amico che aveva lasciato Cartagine per pura amicizia con Agostino e sostanzialmente con le medesime problematiche di natura spirituale, alla ricerca com’era della verità: Nebridio, un ricco possidente di Cartagine, “fervente indagatore della vita felice qual ero io e assai acuto scrutatore delle questioni più difficili”. Ed ecco una sintesi della loro triplice amicizia, potremmo dire a trittico: “Eravamo le bocche di tre affamati che soffiavano ciascuno sull’altro la propria miseria […]. E nell’amarezza che, per tua misericordia, faceva seguito alle nostre attività mondane, noi cercavamo di comprendere anche il motivo del nostro soffrire, ma attorno a noi c’erano le tenebre. Perciò ci voltavamo da un’altra parte e gemendo dicevamo: «Fino a quando?»”. Ma non si decidevano di cambiare vita.
Agostino intanto sentiva sempre più forte il bisogno di riflettere sul suo passato. Rimase sorpreso e addolorato di aver trascorso un tempo lunghissimo, da quando aveva letto l’Ortensio, nell’incapacità di dare una svolta sapienziale alla sua vita. Così descrive il suo animo nel groviglio del travaglio interiore, in una ridda di ricordi: “Ed ecco ormai avevo trent’anni e rimanevo ancora impigliato nel medesimo fango, avido di godere delle cose presenti, fuggenti e dispersive, mentre continuavo a dire parole come le seguenti: Ecco, domani troverò la verità. Ecco, domani mi si mostrerà in maniera chiara. Ecco, verrà Fausto e mi spiegherà ogni cosa. O grandi uomini gli Accademici! Ecco che per me non sono più assurdità quelle che nei libri della Chiesa mi sembravano assurde. Metterò il piede su quel gradino sul quale, quando ero fanciullo, mi avevano posto i miei genitori, finché non avrò scoperto una verità chiara. Ma dove cercarla?”. Agostino si fa sempre più interrogativo. Gli si impone l’interrogativo della morte. Vorrebbe decidersi a lasciare tutto per seguire esclusivamente la via della sapienza e della verità. Ormai è ad un passo dalla conversione. Vissuta in un profondo travaglio.