Cinema
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Un tour criminale negli anni Ottanta

Non ci resta che il crimine
(Italia, 2018)
Regia: Massimiliano Bruno
Con: Alessandro Gassman, Marco Giallini, Edoardo Leo, Gianmarco Tognazzi, Ilenia Pastorelli
Durata: 102’
Valutazione Cnvf: consigliabile/brillante

Parole chiave: Film (109), Cinema (103), Non ci resta che il crimine (1)
Un tour criminale negli anni Ottanta

Almeno dai tempi di Un americano alla corte di re Artù di Mark Twain, romanzo pubblicato nel 1889, l’idea di un contemporaneo o gruppo di contemporanei che per qualche ragione finisce nel passato prossimo o remoto non è certo nuova.
Neanche nel cinema, se è vero che, solo per fare un paio di esempi, Terry Gilliam firmò come regista I banditi del tempo nel 1977 e la saga francese de I visitatori, dove lo schema è rovesciato, cioè dal passato si arriva in età contemporanea, al primo film diretto nel 1993 da Jean-Marie Poiré ne sono seguiti altri due.
Anche nella commedia all’italiana c’è qualche esempio del genere, come Torno indietro e cambio vita (2005) di Carlo Vanzina, con Raoul Bova e Ricky Memphis.
Massimiliano Bruno, sceneggiatore e regista che nel genere commedia ha raccolto il testimone con buoni risultati, riprende l’idea, affidandosi ad un collaudatissimo gruppo di attori, per riportarci nella Roma del 1982. È l’anno dei mondiali di calcio in Spagna, vinti dalla nazionale italiana, ma anche di una capitale e di una nazione che venivano sconvolte dalle tristi gesta di un gruppo di delinquenti noto come la “banda della Magliana” (descritto in letteratura e poi sullo schermo del cinema e delle tv nei racconti di Romanzo criminale).
In questo caso, ovviamente, il tono è molto più leggero. C’è un gruppo di non giovanissimi che in qualche modo tirano a sbarcare il lunario, composto da Sebastiano (Alessandro Gassman), Moreno (Marco Giallini) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi), che si inventa un giro turistico per le zone di Roma che furono teatro delle malefatte del passato.
In qualche modo capita al terzetto di finire nell’epoca delle stesse malefatte, con tutti gli equivoci, i malintesi, i rischi e le opportunità che questo potrebbe comportare.
In particolare si troveranno faccia a faccia con il ferocissimo (si fa per dire) boss Renatino (Edoardo Leo) e con la sua fidanzata Sabrina (Ilenia Pastorelli).
La nostalgia per tempi appena recenti – come già è stato per il recente film di Paolo Virzì – sembra essere la chiave narrativa attraverso la quale non poco cinema italiano cerca di prendere le distanze da un presente evidentemente faticoso da raccontare.
Senza raggiungere vette probabilmente irripetibili – il modello di partenza è sempre quello de I soliti ignoti di Mario Monicelli, ma si tratta di altra epoca e altra qualità del nostro cinema – il film di Massimiliano Bruno si fa vedere con qualche momento godibile e non particolari voli creativi.

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