Rivive la comicità di un duo immortale
Stanlio & Ollio
(Usa, 2018)
Regia: John S. Baird
Con: Steve Coogan, John C. Reilly
Valutazione Cnvf: consigliabile/brillante/dibattiti
È necessario partire da una dichiarazione di partigianeria esplicita: tanta è tale, secondo noi, la felicità che Stan Laurel (nato Arthur Stanley Jefferson in Inghilterra nel 1890) e Oliver Hardy (nato Oliver Norvell “Babe” Harvey negli Usa nel 1892) hanno regalato al mondo, che qualsiasi film, libro, articolo, programma televisivo o altro parli di loro ha a priori un giudizio positivo.
Anche se così non fosse, tuttavia, questo film di John S. Baird meriterebbe più di un encomio. Prima di tutto per la storia, scritta in sceneggiatura da Jeff Pope. È il 1953. I due grandissimi attori comici hanno ormai alle spalle gli anni del successo a Hollywood e intraprendono una tournée nei teatri di Gran Bretagna e d’Irlanda. Oliver è in uno stato di salute sempre più precario. Il feeling tra i due non è più quello di un tempo. Pur tuttavia, la grande arte dei due uomini e un sentimento di amicizia radicato come pochi sapranno superare anche le difficoltà apparentemente più ostiche.
La seconda nota di merito, con massima ammirazione, va attribuita ai due protagonisti. Steve Coogan (Stan) e John C. Reilly (Oliver) erano di fronte ad una delle sfide più ardue per un attore: quella di dar vita a personaggi realmente esistiti, che per giunta facevano lo stesso mestiere, senza scadere nella parodia o nell’imitazione più trita. Ci riescono alla grande, rendendo di un’umanità rara le scaramucce, i tic, le idiosincrasie, le fragilità e la poesia di due dei massimi artisti del cinema del Novecento.
Non da meno, va segnalato, sono le interpreti delle mogli Ida (Nina Arianda) e Lucille (Shirley Henderson).
C’è un meraviglioso libro dello scrittore argentino Osvaldo Soriano – Triste, solitario y final – che mette in scena un’indagine apocrifa del detective Philip Marlowe, creato da Raymond Chandler, nella quale l’investigatore privato si incontra con Stan Laurel.
La stessa struggente malinconia di fondo, una malinconia dovuta al senso di perdita di un’arte che non ha avuto eguali, si respira nel bel film di John S. Baird. Due anni prima degli avvenimenti qui raccontati Laurel & Hardy avevano girato l’ultimo degli oltre cento film recitati insieme: Atollo K. Un film dimenticabile e quasi presago di successive sventure.
Ma la prova che la loro arte è immortale, ribadita anche nel lavoro con Coogan e Reilly, è che in qualsiasi momento tornino a vivere su schermi grandi o piccoli le loro disavventure, anche se viste e riviste mille volte, la risata, liberatoria e felice, non trova mai ostacoli. Oliver Hardy morirà nel 1957. Stan Laurel nel 1965 e fino ad allora, come viene ricordato nei titoli di coda, continuerà a scrivere sketch che avrebbero previsto la presenza dell’amico.
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