Dopo 40 anni ritorna il drago Elliott
Il drago invisibile
(Usa, 2016)
regia: David Lowery
con: Oakes Fegley, Bryce Dallas Howard, Robert Redford
durata: 102’
Valutazione Cnvf: consigliabile/semplice/famiglie
La seconda metà degli anni Settanta del Novecento è probabilmente ricordata nelle stanze della casa di produzione intitolata a Walt Disney come un periodo buio. A undici anni dalla scomparsa del padre fondatore, e ben prima della ripresa che avvenne con i musical in cartoons come La sirenetta o La bella e la bestia, e poi con l’affacciarsi della Pixar, la Disney visse il suo momento più critico, sia per qualità di produzioni che per successo commerciale.
Si salvò qua e là qualche titolo, certo minore, ma che non stona neanche oggi in una buona programmazione per famiglie. Uno di questi fu certamente Elliott il drago invisibile, diretto da Don Chaffey e prodotto con quella tecnica mista che metteva insieme disegni animati e attori in carne ed ossa (non siamo ancora alle possibilità del digitale cinematografico), in realtà già sperimentata da Disney stesso agli albori della sua carriera con la serie di Alice, e che aveva ottenuto il successo planetario con Mary Poppins.
Ai tempi nostri, in un momento in cui la Disney naviga nell’oro più che mai, è in corso una politica produttiva che vede riproporre in live action molti titoli classici. Ecco quindi che anche un film minore come quello del ’77 trova la sua occasione per essere rivisitato e aggiornato.
Tratto da un racconto di S.S. Field e Seton I. Miller, il film racconta la storia di Pete (Oakes Fegley), un ragazzino orfano di dieci anni che viene trovato dalla guardia forestale Grace (Bryce Dallas Howard) e che sostiene di vivere insieme ad un gigantesco drago verde che si chiamerebbe Elliott. Naturalmente nessuno gli crede, a parte l’anziano padre di Grace, il signor Meacham (Robert Redford, che festeggia i suoi ottant’anni con un film per bambini, regalandosi e regalandoci divertimento e tenerezza). È cinema per famiglie della miglior tradizione e si tratta davvero di un complimento, in epoca in cui sembra sempre più difficile poter portare in sala bambini anche piccoli, trascinati da adulti spesso approssimativi e impreparati a vedere film certamente non adatti a loro. Qui, come avrebbero detto gli imbonitori delle fiere che lo stesso Disney frequentava, siamo di fronte a un’occasione di intrattenimento possibile dai tre ai novantanove anni.
La regia di David Lowery, gli effetti speciali che trasformano quello che già era un simpaticissimo drago a disegni animati in un adorabile pupazzone digitale, le musiche di Howard Shore e tutta la produzione sono all’altezza di un dignitosissimo prodotto medio, che ha anche una sua piccola morale ecologica che non stona per niente.