Ottimismo nel futuro, forse troppo...
Tomorrowland – Il mondo di domani
(Usa, 2015)
regia: Brad Bird
con: Britt Robertson, George Clooney, Hugh Laurie, Judy Greer
durata: 130 min.
Valutazione Cnvf: consigliabile/poetico
Comincia il film ed entriamo a visitare l’Expo. Ma non si tratta dell’esposizione che in queste settimane richiama molta gente a Milano, bensì di quella realizzata a New York nel 1964. È lì che il giovanissimo Frank Walker, ragazzino di molto ingegno, tenta di presentare un suo prototipo di zaino con razzo incorporato.
Brad Bird è regista e sceneggiatore che ama la fantascienza, soprattutto nei suoi risvolti positivisti e ottimistici. Così è stato per Il gigante di ferro (1999), film a disegni animati che l’ha fatto conoscere al grande pubblico. Così per Gli incredibili, che la Pixar gli affidò nel 2004.
E se c’era qualcuno che sicuramente aveva fiducia nelle magnifiche e progressive sorti di un futuro indubitabilmente migliore e armonico, questi era certamente Walt Disney, che qualche anno prima di andarsene aveva cominciato a pensare a una città ideale, praticamente una utopia realizzata, che si sarebbe chiamata Epcot: prototipo sperimentale di comunità del futuro. È passato mezzo secolo dalla morte di Disney e dall’Expo di New York, e probabilmente oggi non moltissimi sono proprio così convinti che il futuro sarà ottimo e abbondante. Così ai giorni nostri, tornando a questo divertente e per alcuni aspetti curioso film americano, l’adolescente Casey Newton (Britt Robertson), in lotta perenne contro l’ingiustissimo mondo creato dagli adulti, scopre l’esistenza di Tomorrowland, città del futuro che potrebbe aver risposte a molti interrogativi dell’oggi.
C’è da salvare il mondo, manco a dirlo, e lo si farà con l’aiuto del Frank Walker diventato adulto (George Clooney), dopo averlo convinto che vale la pena mettersi contro il malvagio dittatore David Nix (Hugh Laurie), che ha presto il potere su Tomorrowland, trasformandola in un luogo tetro e depressivo.
È necessario sospendere di molto l’incredulità, procedimento tipico della visione cinematografica, per convincersi non solo delle mirabolanti possibilità tecnologiche mostrate nel film, ma anche e soprattutto della visione forse un po’ troppo ottimistica, sicuramente non ricchissima di spirito critico, del futuro che ci potrebbe attendere. Non è fantascienza di approfondimento sociologico né di distopie illuminanti sulle storture del presente, ma è, tutto considerato, un film che mantiene le sue promesse di ottimo intrattenimento per famiglie, senza chiedere a sé e agli spettatori sforzi di interpretazione e analisi che in questo caso non sono proprio previsti.