Si diceva che, dopo aver tanto invitato una società iper-consumistica a darsi un freno, ora dovremo invitare i giovani (intendendosi per essi coloro che hanno meno di 35 anni) a consumare un pochino di più, tanto sono “asciutti”, quasi ascetici. Va bene la sobrietà, ma troppa sobrietà fa male a tutti, a cominciare da chi propone beni e servizi sempre più ignorati. E se non si producono tali beni e servizi, si cancellano tanti posti di lavoro. Compresi quelli a cui aspirano i giovani. O forse il discorso è un altro (è un altro): sono sobri perché non gira un euro in tasca. Fanno lavori sottopagati che tali rimarranno. E allora si rimettano in moto le forze che portano a dare un po’ di più a molti, e un po’ di meno a quei pochi che si stanno arricchendo spaventosamente con il lavoro di molti. Se non lo trovano giusto, chissenefrega.
Oddio, piove, dicono che tra qualche giorno questo scampolo di estate in La minore se ne andrà, tocca girare in auto invece che in scooter, c’è gente che parla di pearà quando avresti ancora voglia di prosciutto e melone… E in più ti vengono in mente i tragici banchetti di Norimberga in piazza Dante con i tornelli a regolamentare la transumanza umana: che depressione…
Ammetto la mia personale soddisfazione per l’esito delle elezioni regionali in Umbria non per tifoseria politica, ma perché è salutare che un territorio governato da decenni dalla stessa parte politica (il centrosinistra) ora cambi e disincrosti quanto si è accumulato negli angoli del potere: dai primari ospedalieri “selezionati” dai partiti ai dirigenti regionali che si auto-premiavano. Il ricambio d’aria fa sempre bene. Piuttosto non so perché, ma una volta di più vedendo il Salvini trionfante mi è venuto in mente il Vittorio Gassman di Branca-Branca-Branca-leon-leon-leon…
La pesca? Sostenibile? La piadina? Con il farro. Il caffè? È equo e solidale. Il pesto? È senz’aglio. Lo yogurt? Magro, con grassi ridotti. I fiocchi di frumento? Ricchi di fibra. Il pollo? Senza antibiotici. Le uova? Di galline allevate a terra. L’hamburger? Di soia. La pizza? Senza glutine. La mozzarella? Senza lattosio. La marmellata? Senza zuccheri aggiunti. I biscotti? Senza latte né uova. E sui biscotti senza latte né uova sono crollato…
Perché non Giorgia Meloni? Se Salvini funziona più nel formato Papeete che nelle vesti di statista, se Berlusconi è da tempo l’ex di se stesso, perché il centrodestra non prova ad affidarsi a questa signora? Sa parlare, s’impegna e studia, non ha grossi scheletri nell’armadio, magari responsabilizzata sfuma un po’ certe inclinazioni nazional-populiste che le sono tipiche. Non promuoverà marce su Roma perché a Roma ci sta già, casomai va un po’ de-romanizzata. Ma perché non provare il format-Meloni per un centrodestra che appare sì forte, ma solo in funzione contro e con debolezze di leadership mica da scherzo? Sai che smacco per la sinistra: presentare una leader donna contro uno schieramento che sulla parità di genere riempie tomi su tomi, basta che poi i posti di potere siano riservati agli uomini. O forse questo è il vero limite di Giorgia Meloni: è donna. Che è peggio di essere post-fascista. Abbiamo avuto zarine, imperatrici, premier e cancelliere donne in giro per il mondo e da diversi secoli a questa parte. Ma in Italia mai, a parte Maria Luigia. Che era austriaca.
La conferenza stampa, targata Pd veronese, è così titolata: “Ai cattolici interessa ancora la politica?”. A seguirla, praticamente un solo giornalista. Quindi la domanda vera era: “Ai mass media interessa ancora sapere dei cattolici e dei loro rapporti con la politica?”. Oppure: “Ai mass media interessa ancora la politica che non sia il mercato delle vacche di posti e careghe?”.
Con tutto il rispetto che dobbiamo al futuro filobus… ma è uno scherzo che via Mameli verrà ridotta ad una corsia per direzione, con la filovia in mezzo? Non occorre essere preveggenti per immaginare la paralisi di una bella fetta di città ogni giorno, diverse ore al giorno.
Ho sempre ammirato, senza mai farli, quegli atti estremi che portano al confine della morte. Come scalare una parete di roccia a mani nude, buttarsi dal ponte con la corda elastica, salire su quella particolare giostra di Gardaland, andare allo stadio San Paolo di Napoli con addosso la sciarpa dell’Hellas…
Mi fa sempre un certo effetto vedere il ciuffone del miracolato (Giuseppe Conte) che in favor di telecamera preannuncia una manovra finanziaria che porta la pace nel mondo e sconfigge povertà e fame, e il servizio giornalistico successivo che spiega come verranno tassati gli involucri delle caramelle e incentivate le spese per depilazioni delle sopracciglia…
Scusate la minuzia. Il Corrierone ha un mensile di cucina, Cook, che è un’enciclopedia di sociologia moderna. Ad esempio presenta in pompa magna una cuoca australiana (e già lì…) che lavora in Inghilterra (peggio mi sento) con una valanga di aggettivi tipo: sostenibile, anti-spreco, romantica, identitaria, non manca il biodinamica e ovviamente la parità di genere. Ma una curiosità rimane: ciò che sforna è buono? Poi guardi le ricette pubblicate, che fuoriescono da tanta sapienza culinaria. Una su tutte: insalata mista condita con olio, limone e un po’ di philadelfia. Ah beh, allora…