Mio figlio si è lamentato, a posteriori: «Però a scuola non abbiamo neanche festeggiato al Black Friday…». È vero, è uno scandalo, si provveda per il prossimo anno.
Allora: c’è chi vuole abolire la prescrizione perché favorirebbe i furbetti del ricorso e dell’allungamento tempi processuali, fino appunto alla prescrizione che tutto cancella. E c’è chi dice: un processo non può durare all’infinito, è già un incubo di per sé, senza prescrizione uno può rimanere – in Italia – imputato a vita. Hanno entrambi ragione (di più i secondi, per me: non si colpisce tutti per colpire qualcuno), ma nessuno che dica: cambiamo questo modo di fare giustizia in Italia, sia nel civile che nel penale. È roba da quarto mondo, lo sanno tutti, nessuno fa mai niente. Ma come faranno gli altri “Paesi civili” a risolvere una banale questione di confini proprietari in meno di tre-quattro anni, e un processo per truffa entro i sette?
Carletto, cosa vuoi fare da grande? “Tutto ma non il sommozzatore”. E perché? “Poi mi tocca andare nel Mediterraneo a tirare su cadaveri di persone annegate e a togliere dalle braccia delle mamme i bimbi affogati con la mamma…”. Carletto, non ti preoccupare, sono brutte favole. Figurati se in un Paese come l'Italia succede un simile orrore...
Sul famigerato Mes (Meccanismo economico di stabilità), dossier seguito con attenzione dal precedente ministro dell’Economia, Giovanni Tria, abbiamo avuto la prova che grillini e leghisti governavano a loro insaputa. O non c’erano o, se c’erano, dormivano. Ma questo lo sapevamo già. Sia da ringraziare Tria per non aver fatto affondare la nave-Italia guidata da simili ammiragli.
Appassionante, questo dibattito politico sul Mes, il Meccanismo economico di stabilità. Ieri al bar, aspettando la partita dell’Hellas, c’era il Mario su posizioni alla Di Maio, mentre Sergio era più ondivago, oscillava tra un no alla Salvini e un sì alla sardini. La Teresa, invece, era decisamente a favore, proponendo nel frattempo dei correttivi. In mancanza dei quali, dei corretti: il caffè così l’abbiamo preso tutti, la pearà del pranzo stava facendo brutti scherzi…
Un 50 per cento degli italiani non sa nemmeno che esista un Meccanismo economico di stabilità europeo, anzi non sa nemmeno che esiste l’Europa. Un altro 40 per cento identifica la politica con le cose serie (il calcio) e tifa per la sua parte al di là di ogni evidenza. Il restante 10 per cento s’informa, valuta, soppesa, osserva questi personaggi politici che ammorbano l’aria dello Stivale e alla fine si chiede se l’ultima legge di bilancio abbia reso gratuite le rette all’asilo Mariuccia…
Allora, deve funzionare così: estate calda tra giugno e settembre, con qualche temporale a spezzare l’afa; autunno dolce con piogge lievi a novembre e un pizzico di nebbia per farsi venire la voglia di pearà; inverno non troppo freddo ma nevoso a fine dicembre, sicuramente il pomeriggio di Natale; primavera che inizia a metà marzo con pioggia non troppo intensa ad aprile. Nel corso della settimana, bel tempo tutto l’anno quando c’è da andare a lavorare; pioggia o brutto nella notte tra sabato e domenica, ma la domenica sole splendente. Se non va così? Tragedia.
Così si fa! Basta con i celerini, gli scontri di piazza, il traffico impazzito, le vetrine danneggiate! Se qualcuno sfila per protesta, come migliaia di giovani a Baghdad contro la pesante ingerenza degli iraniani in Iraq, si prendono alcuni cecchini pasdaran, si piazzano sui tetti, si fa sparare addosso ai manifestanti, se ne secca qualche decina e vedrai che si disperdono in due minuti! O se l’avvocatessa rompe troppo gli zebedei con i diritti qua e i diritti là, la si arresta per il reato di esistenza in vita, le si affibbiano 33 anni di carcere e 148 frustrate e vediamo poi se non si mette quieta, ammesso che sopravviva a 148 frustate! Ordine, ci vuole! Tocca volare fino in Iran per imparare l’abicì?
E allora uno, visto il weekend umido davanti, si fa una bella scorta di quotidiani nazionali e si mette a leggere pagine e pagine interessanti sui maldipancia dei 5 Stelle, sul Fondatore con Di Maio, sui dubbi e le divisioni, su interviste cruciali a questo o quello, sulle reazioni di Zingaretti, le critiche di Salvini, i però della Meloni… Allora passo alle cose serie, e nelle pagine dello sport leggo che forse Ibrahimovic, si parla, si mormora, si discute ampiamente del fatto che lo stagionato miliardario svedese venga a svernare qui da noi invece che da un'altra parte… Poi ti viene chiesto: hai mica un foglio di giornale che mi serve per… E tu prendi l’intero pacchetto e lo consegni a un destino più fausto della lettura: la salvaguardia di un pavimento dalle gocce di vernice. Quando abbiamo deciso di separare i giornali dalle notizie?
«Attenzione a tirare troppo la corda o si torna alle elezioni e ci ritroviamo Salvini» non è il modo migliore né per comunicare il proprio stato di forma politico (siamo qui per miracolo, saremo spazzati via), né per fare pubblicità alla democrazia (tutto piuttosto che il voto). Che poi Salvini si sia conquistato la fama di Attila della politica italiana, beh: un po’ fa parte dell’arte di demonizzare qualcuno per ricompattare le proprie fila (funziona sempre); un po’ se la cerca lui, che non si capisce mai fino in fondo se vorrebbe diventare l’autorevole leader di una democrazia occidentale in ambito europeo, o un satrapo orientale alla Putin-Lukashenko-Orban e compagnia cantante. Se vuole portarci fuori dall’Europa in direzione Mar Nero e imporci il tallero varesotto piuttosto dell’euro, è lui che garantisce lunga vita all’attuale governo.